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Questo articolo è stato pubblicato il 31 dicembre 2011 alle ore 19:16.

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«Al di là di ogni ventata antipolitica, la politica è assolutamente necessaria, e deve essere in grado di regolare la finanza perché sia a servizio del bene generale e non della speculazione facile e garantita». Lo ha detto il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei e arcivescovo di Genova, stasera nel capoluogo ligure.

«Il profitto non sottometta l'uomo»
Il cardinale, che ha tenuto il tradizionale "discorso di fine anno" durante il Te Deum di ringraziamento nella Chiesa del Gesù di Genova, ha poi aggiunto: «Che la grande finanza internazionale guidi ormai i giochi sembra un dato innegabile ma così non deve essere. Una finanza fine a se stessa non serve il mondo ma se ne serve, e alla fine ne risentono i più deboli. Quando, infatti, il criterio sembra essere il guadagno il più alto e facile possibile, e nel tempo più breve possibile, allora il profitto non è più giusto, ma diventa scopo a se stesso e quindi immorale perché condiziona e sottomette anche l'economia e la politica, e quindi l'uomo».
«Non è possibile vivere fluttuando ogni giorno» ha detto ancora il porporato, spiegando che «la politica non può prescindere» dal suo ruolo «se vuole corrispondere al suo mandato di promuovere la giustizia e il bene comune».

«Fermare la macchina del fango»
«Bisogna fermare la macchina del fango morale, quello che viene gettato a palate su persone e situazioni, enti e istituzioni, che viene sparso secondo la strategia delle piccole dosi con insinuazioni, sospetti, dubbi e per il quale nessuno paga». Lo ha detto il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, durante il Te Deum.

Il cardinale di Bologna: fondamentale l'accesso dei giovani al lavoro

«In nome di Dio, scongiuro tutti coloro che hanno responsabilità pubbliche: mettete al primo posto del vostro impegno l'accesso dei giovani al lavoro». È l'appello rivolto dal cardinale Carlo Caffarra nell'omelia del Te Deum di fine anno celebrato nella basilica di San Petronio, a Bologna. «Il grave travaglio che stiamo vivendo - ha aggiunto il cardinale - non ha la sua origine ultima nel mercato, come se il suo sviluppo comportasse ipso facto la morte dei rapporti autenticamente umani. Ha la sua origine nell'aver pensato che l'unica forza motrice della produzione fosse e dovesse essere il proprio esclusivo interesse privato. È la concezione dell'uomo che sta alla base del nostro sistema economico, la causa ultima della situazione in cui ci troviamo».

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