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Questo articolo è stato pubblicato il 31 dicembre 2011 alle ore 08:13.

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Un unico contratto a tempo indeterminato per i neo assunti, in sostituzione del gran numero di contratti atipici esistenti. Con tutele che crescono all'aumentare della durata dell'impiego. E, per il primo periodo, la possibilità di licenziare il lavoratore per motivi economici, prevedendo come indennizzo il pagamento di un'indennità al posto del reintegro. Assicurando dopo 2-3 anni le tutele garantite dall'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori.

Sono questi i principi del "contratto prevalente" su cui stanno ragionando i tecnici del ministero del Lavoro, in vista della convocazione delle parti sociali da parte del ministro Elsa Fornero al tavolo che prenderà il via dopo la pausa per l'Epifania, con l'obiettivo indicato dal presidente del consiglio di «superare il dualismo del mercato del lavoro italiano». Il premier Monti punta ad una soluzione prima dell'Eurogruppo di febbraio e a palazzo Chigi circola la voce che nella riunione del consiglio dei ministri che dovrebbe tenersi il 20 gennaio, insieme alle liberalizzazioni, possa essere posto all'ordine del giorno un intervento di razionalizzazione delle fattispecie contrattuali. Gli stessi principi sono ispiratori di diverse proposte di legge, di opposto orientamento politico, in primis di quella che porta la firma di due esponenti Pd, Paolo Nerozzi (primo firmatario al Senato) e Pier Paolo Baretta (alla Camera), ex sindacalisti rispettivamente della Cgil e della Cisl. Prevede una nuova disciplina sul licenziamento economico con il pagamento di un'indennità pari a 5 giorni per mese di anzianità, fino al limite massimo dei 3 anni di anzianità lavorativa, dopo i quali scattano le coperture dell'articolo 18 (l'obbligo del reintegro viene sempre garantito per i licenziamenti discriminatori e disciplinari).

La loro è una traduzione normativa della proposta di due economisti, Tito Boeri e Pietro Gribaldi, animatori di lavoce.info, sito del quale è stato una presenza stabile il senatore-giuslavorista Pietro Ichino, autore di un'altra proposta sul contratto unico. «Si tratta di stimolare le assunzioni con contratti a tempo indeterminato rendendo possibile una certa flessibilitá nei primi tre anni dall'assunzione – spiega Boeri –. Il tutto accompagnato da tutele che crescono gradualmente all'aumentare della durata dell'impiego». L'obiettivo, aggiunge Boeri, è «incentivare il datore di lavoro a offrire contratti a tempo indeterminato», mentre «oggi è timoroso e tende ad assumere solo con i contratti a termine».

Ma il confronto si preannucia in salita. «Il contratto unico di cui si parla e solo una pubblicità ingannevole», sostiene la Cgil, «bisogna partire dalla riduzione delle 46 forme contrattuali precarie altrimenti il contratto unico sarà solo il numero 47». Al tavolo Susanna Camusso proporrà di «ridurre la precarietà con tre o quattro forme di assunzione, rendere più costose le forme flessibili, incentivare l'apprendistato, estendere gli ammortizzatori anche per lavori discontinui».

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