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Questo articolo è stato pubblicato il 31 dicembre 2011 alle ore 20:54.

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I frutti non mancheranno. I sacrifici non risulteranno inutili. Giorgio Napolitano si rivolge agli italiani nel consueto messaggio di fine anno e lancia prima di tutto un segnale di fiducia, Al rigore della finanza pubblica non vi è alternativa, ma l'Italia «può e deve farcela», soprattutto se l'economia riprenderà a crescere. Il che dipende – osserva il presidente della Repubblica – da «adeguate scelte politiche e imprenditoriali, come da comportamenti diffusi, improntati a laboriosità e dinamismo». E' la scommessa dei prossimi mesi, ora che si chiude un anno che Napolitano non ha esitato a definire come «estremamente diffficile», Crescita, sviluppo da perseguire con «coesione sociale e nazionale". Dalla crisi la nostra società deve uscirne «più severa e più giusta, più dinamica, moralmente e civilmente più viva, più aperta, più coesa». Ce la faremo – osserva in sostanza Napolitano – se la crescita sarà «più intensa e unitaria, nel Nord e nel Sud». Occorre una nuova «forza motivante» perché «si sprigioni e operi la volontà collettiva indispensabile». Occorrono «coraggio civile e sguardo rivolto con speranza fondata verso il futuro».

Lo spirito di sacrificio
Un discorso di venti minuti, certo tra i più impegnativi per Napolitano, ben consapevole delle situazioni di grave sofferenza di larghi strati della società, per effetto della crisi. Prima di tutto un grazie – esordisce il Capo dello Stato – per il calore con cui il Paese ha accompagnato le celebrazioni dei 150 anni di unità nazionale. Napolitano ne ha tratto motivi di fiducia sul futuro del nostro Paese, che «fa tutt'uno con fiducia in noi stessi, per quel che possiamo sprigionare e far valere dinanzi alle avversità». Sono i punti di forza, sui quali occorre far leva soprattutto nei momenti di grave difficoltà: «Spirito di sacrificio e slancio innovativo, capacità di mettere a frutto le risorse e le riserve di un'economia avanzata, solida e vitale nonostante squilibri e punti deboli, di un capitale umano ricco di qualità e sottoutilizzato, di un'eredità culturale e di una creatività universalmente riconosciute».

Attenzione alle illusioni
Fiducia, ma al tempo stesso una lezione di sano realismo. L'emergenza resta grave, ed «è faticoso riguadagnare credibilità, dopo aver perduto pesantemente terreno». I titoli italiani, come mostra l'andamento dello spread tra Btp e Bund tornato oltre i 500 punti base, restano sotto attacco, il debito accumulato nei decenni «pesa come un macigno e ci costa tassi di interesse pericolosamente alti». Non vi è dunque alternativa al rigore, e in questa direzione va la manovra appena approvata dal Parlamento. «Nessuna illusione possiamo farci a questo riguardo. Ma siamo convinti che i frutti non mancheranno. I sacrifici non risulteranno inutili». Selezione nell'allocazione delle risorse e lotta senza quartiere a corruzione e parassitismo, ai fenomeni di diffusa illegalità e di «inquinamento criminale», ma anche – sottolinea Napolitano – un'azione netta e incisiva contro la «distorsiva e ingiustificabile evasione fiscale». Operazione da condurre di concerto con la riduzione della spesa pubblica corrente «anche se ciò comporta rinunce dolorose per molti a posizioni acquisite e a comprensibili aspettative».

Rigore ed equità
Napolitano si rivolge direttamente a governo e Parlamento perchè prestino massima attenzione a non incidere su già preoccupanti situazioni di povertà, «cui sono esposti oggi strati più ampi di famiglie, anche per effetto della crescita della disoccupazione soprattutto giovanile». Napolitano parla agli italiani da italiano che viene «da una lontana, lunga esperienza politica concepita e vissuta nella vicinanza al mondo del lavoro, nella partecipazione alle sue vicende e ai suoi travagli». Conosce bene la realtà del mondo del lavoro e della sua Napoli, dove si recherà tra breve per un periodo di riposo. E per questo avverte e comprende «le difficoltà di chi lavora e rischia di perdere il posto di lavoro». Ma se si guarda al passato, notevoli sono i motivi che inducono all'ottimismo sulle capacità di reazione del Paese. «Non è stato forse così negli anni della ricostruzione industriale, dopo la liberazione, in quel terribile 1977, quando c'era da debellare un'inflazione che galoppava oltre il 20% e da sconfiggere l'attacco criminale quotidiano e l'insidia politica del terrorismo brigatista? ».

Fiducia nella politica
La crisi è prima di tutto europea, ma non per questo sono giustificate reazioni di sfiducia verso l'integrazione europea. Poi un accenno all'evento politico dell'anno, il cambio di governo. Napolitano ricorda come la nascita del governo Monti abbia costituito il punto di arrivo di una travagliata crisi politica «di cui il presidente del Consiglio, l'onorevole Berlusconi, poco più di un mese fa, ha preso responsabilmente atto». Passaggio cruciale, che Napolitano ha pilotato dal Colle nella consapevolezza che lo scioglimento delle Camere si sarebbe trasformato in un «azzardo pesante» per l'intero Paese. L'aspettativa è che il nuovo governo contribuisca a colmare il fossato che si è aperto tra i cittadini e la politica. «Non c'è futuro per l'Italia senza rigenerazione della politica e della fiducia nella politica».

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