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Questo articolo è stato pubblicato il 03 gennaio 2012 alle ore 08:07.

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David Yepsen è l'oracolo dell'Iowa, la memoria storica dei caucus, il leggendario cronista politico del Des Moines Register cui ogni quattro anni si affidano tutti i commentatori americani per catturare l'umore dello Stato del Midwest che tradizionalmente apre la corsa alla Casa Bianca. Yepsen, ora direttore del Paul Simon Public Policy Institute alla Southern Illinois University Carbondale, ha parlato con il Sole 24 Ore delle assemblee di quartiere dell'Iowa (i caucus) che questa notte inizieranno il lungo percorso di selezione del candidato conservatore da contrapporre a Barack Obama il 6 novembre.

Che cosa serve per vincere nei caucus?
L'Iowa è importante perché vota per primo e perché può catapultare un candidato verso la Casa Bianca. Per vincere contano i candidati e la loro eleggibilità. Questo è uno Stato di tre milioni di abitanti, ma la partecipazione prevista ai caucus è di 125mila persone. Non vota il cittadino medio, votano i militanti di partito, quelli che si mobilitano, che raccolgono soldi e che fanno il porta a porta per i repubblicani.

Come mai i sondaggi hanno segnalato un favorito diverso ogni settimana?
Le campagne elettorali hanno flussi e riflussi e i repubblicani hanno avuto enormi difficoltà per venirne a capo. Alcuni non sono contenti delle proprie scelte, altri sì. In questo ciclo, inoltre, la campagna elettorale è iniziata tardi e si è sviluppata velocemente. A differenza del passato, in poche settimane ci sono stati molti dibattiti televisivi. Il candidato che è andato bene nel dibattito è salito nei sondaggi, mentre quello che è andato male ha perso posizioni. E ogni volta che un candidato è salito nei sondaggi, gli altri lo hanno attaccato con spot negativi capaci di ridimensionarlo.

L'ultimo sondaggio prevede la vittoria di Mitt Romney, con Ron Paul leggermente davanti a un Rick Santorum in poderosa crescita.
Starei molto cauto. Il vantaggio di Romney su Santorum è dentro il margine di errore statistico e c'è ancora un 41% di persone che non ha deciso.

Chi ha condotto la migliore campagna?
Ron Paul. I suoi sostenitori lavorano da quattro anni.

Nella stagione delle primarie si fa molta retorica sul faticoso porta a porta dei candidati alla presidenza, ma davvero è più importante dei soldi e degli spot televisivi?
Servono l'uno e gli altri. Il porta a porta è cambiato e ora comprende la campagna su internet via Facebook e YouTube. Una recente sentenza della Corte Suprema ha modificato le leggi sul finanziamento elettorale in modo da consentire ad aziende e sindacati di spendere più soldi. Questi soldi hanno alimentato gli spot negativi.

La vittoria in Iowa può avere un effetto durevole fino alle presidenziali di novembre?
Il vincitore in Iowa acquista un grande slancio nella corsa alla nomination. Poi capita molto spesso che nei giorni conclusivi della campagna elettorale di novembre l'attenzione torni qui, perché l'Iowa è uno dei pochissimi Stati che si decidono all'ultimo voto. Il voto nazionale riflette quasi sempre i risultati dell'Iowa.

Crede che i candidati repubblicani siano troppo deboli?
No, quando qualcuno comincerà a vincere inizierà anche ad apparire più forte. Questa campagna elettorale mi ricorda quella del 1980. I democratici e la stampa amano prendere in giro i "nani" in corsa, ma forse l'ironia è prematura. Nel 1980 è stata sicuramente prematura.

Oggi il mondo conservatore appare diviso, lei vede qualcuno capace, come Ronald Reagan, di mettere tutte le sue anime sotto la stessa tenda?
Non ancora.

A giudicare dall'Iowa, quale anima del Partito repubblicano prevarrà, quella liberista, quella religiosa, quella sociale, quella di governo?
È presto per dirlo. L'Iowa ridurrà il numero dei candidati, darà grande slancio ad alcuni e danneggerà le capacità di finanziamento di altri.

Quale sarà il fattore determinante delle elezioni, in Iowa e poi a novembre?
L'economia. Tra i repubblicani resta ancora da stabilire chi saprà veicolare il messaggio economico più efficace. Chi partecipa ai caucus sta cercando di capirlo, ma non c'è ancora riuscito. Ecco perché non c'è un favorito chiaro.

Barack Obama è ancora credibile sull'economia?
Sì. Oggi la gente è scontenta delle sue ricette, ma quando ci sarà un candidato repubblicano da contrapporgli la gara sarà tra Obama e il suo avversario, non più tra Obama e il suo indice di gradimento.

Chi è il candidato più adatto a sconfiggere Obama?
Non lo so. È troppo presto per fare una previsione.

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