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Questo articolo è stato pubblicato il 04 gennaio 2012 alle ore 08:05.

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L'Italia non si troverà sola a difendere a Bruxelles il faticoso compromesso raggiunto nel giugno del 2011 dall'ex ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, che prevede di considerare tutti i "fattori rilevanti" (risparmio delle famiglie e sostenibilità dei regimi pensionistici) nel calcolo del debito eccedente il 60% del Pil come previsto da Maastricht.

Il nostro Paese potrà contare sul sostegno di altri Stati membri, a cominciare dalla Francia, per far approvare gli emendamenti alla bozza di nuovo Trattato che verrà esaminato venerdì prossimo a Bruxelles dal gruppo tecnico incaricato di trovare entro i primi giorni di marzo un accordo per una «Unione economica rafforzata». Accordo necessariamente a 26 per l'assenza degli inglesi dissociatisi dalle conclusioni del vertice Ue del 9 dicembre scorso e che ha di fatto trasformato il "gruppo di lavoro" sul nuovo Trattato in un "Forum" con la partecipazione di rappresentanti del Parlamento europeo e della Commissione non esistendo le condizioni per parlare né di "Convenzione" né di "Conferenza intergovernativa".

Tutto sembra ruotare intorno all'articolo 4 del titolo III sulla Disciplina di bilancio sul quale è concentrato il maggior pacchetto di emendamenti. I tedeschi vorrebbero sic et simpliciter prevedere nel Trattato che i Paesi con debito eccedente il 60% rispetto al Pil accettino di ridurre la parte eccedente di un ventesimo l'anno. Una misura che per l'Italia significherebbe manovre annuali (a seconda dell'andamento del Pil) oscillanti tra i 30 e i 45 miliardi di euro. Per questo la delegazione italiana ha messo a punto una serie di emendamenti al Trattato (non una semplice lettera al presidente del Consiglio Ue Herman Van Rompuy) in cui si chiede che «venga evitata ogni ambiguità rispetto alle regole esistenti sul Patto di Stabilità e crescita come riviste dal Six pack» (ossia dalle sei azioni già decise in ambito Ue per il rafforzamento della disciplina di bilancio).

Infatti, secondo il nostro Paese, il Consiglio Ue del 9 dicembre «non ha affatto modificato le regole concordate sull'implementazione della riduzione del debito come la necessità di considerare un periodo transitorio (fino al 2014), l'influenza del ciclo economico e tutti gli altri fattori rilevanti (debito privato delle famiglie e sostenibilità dei regimi pensionistici)». Proprio per rendere chiaro tutto ciò, spiega la delegazione agli altri Stati membri, «è necessario aggiungere nel testo un esplicito riferimento al regolamento Ue 1177/2011». Si tratta, infatti, del regolamento che ha recepito il compromesso del giugno 2011 strappato faticosamente da Tremonti agli altri partner europei e soprattutto alla cancelliera Angela Merkel. È assai probabile che anche di questo si discuterà venerdì prossimo a Parigi nell'incontro che il premier Mario Monti avrà con il presidente francese Nicolas Sarkozy.

Meno facile invece sarà per l'Italia ottenere qualche risultato sulle modifiche all'articolo 8 del titolo III che prevede la possibilità per uno Stato membro virtuoso di tradurre davanti alla Corte di Giustizia un altro Stato inadempiente. I Trattati danno già oggi questo diritto ma per la prima volta ciò verrebbe sancito in un accordo per la sola disciplina di bilancio. L'Italia chiede che l'organo deputato alla questione sia la Commissione Ue e non la Corte di Giustizia.
Più in generale l'Italia ritiene che nella riforma del Trattato occorrerebbe dare maggiore enfasi alla crescita e ripensare globalmente il titolo IV sulla «convergenza economica» anche nella parte relativa al mercato interno. Non sarà certo un negoziato facile come si è già capito dalla prima riunione del 21 dicembre scorso dove molti Paesi (l'Italia, così come Polonia, Lussemburgo e Belgio) hanno posto il problema della reale utilità del nuovo Trattato per regole di bilancio già previste nelle norme Ue. Ma la delegazione tedesca insiste sulla "natura simbolica" dell'esercizio che tradurrà nel Trattato queste regole che consentiranno alla Merkel di rassicurare l'opinione pubblica tedesca sull'efficacia delle nuove regole di bilancio.

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