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Questo articolo è stato pubblicato il 03 gennaio 2012 alle ore 06:37.

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PAGINA A CURA DI
Maximilian Cellino
Vitaliano D'Angerio
BoT contro deposito: il rinnovo della sfida fra gli strumenti per la gestione della liquidità è una delle poche certezze che l'inizio del 2012 regala agli investitori. In una fase in cui la crisi del debito sovrano e la minaccia di recessione economica rendono avvolta più che mai nella nebbia la strada da percorrere sui mercati finanziari, c'è infatti da giurare che molti risparmiatori sceglieranno di lasciare il denaro «parcheggiato» in attesa di schiarite. Anche perché la particolare situazione che si è creata dalla scorsa estate rende interessante la remunerazione dei prodotti per l'impiego del denaro a breve termine.
La battaglia dei tassi
L'altra faccia della crisi del 2011 è infatti rappresentata dai rendimenti da primato (se si escludono i «favolosi» anni 70 e 80) registrati dai BoT e dalla sete di liquidità che ha spinto le banche ad adeguare i tassi sui conti ad alta remunerazione per attirare nuovi clienti. Man mano che la tensione sul debito italiano saliva alle stelle crescevano gli interessi dei titoli di Stato e si moltiplicavano le offerte degli istituti: una rincorsa che una volta tanto ha finito per premiare il risparmiatore.
Difficile dire quanto possa protrarsi questa situazione favorevole per chi vuole impiegare la liquidità. Di certo, i rendimenti attuali dei BoT si sono già ridimensionati rispetto alla fine di novembre (i tassi di a 6 mesi si sono in pratica dimezzati) e c'è da augurarsi, se non altro per le casse dello Stato, che l'asticella si abbassi ancora nei prossimi mesi. La Bce sta inoltre facendo di tutto per alleviare le difficoltà che le banche incontrano nel raccogliere denaro sui mercati e questo potrebbe indurre gli istituti di casa nostra ad atteggiamenti meno «generosi» sui conti deposito, se non nell'immediato almeno nel corso dell'anno.
Attenzione ai vincoli
Scegliere soltanto sulla scorta dei tassi, attuali e prevedibili nel futuro, potrebbe essere però fuorviante: il fattore rendimento è sì importante, ma non è tutto. Particolare attenzione occorre infatti dedicare alle caratteristiche degli strumenti stessi che, se pur classificati fra quelli destinati all'impiego di breve termine, non sono certo omogenei. I depositi vincolati si aggiudicano in questo momento la sfida dei tassi (offrono fino al 4,85% lordo annuo, vedi grafico a fianco), ma richiedono l'immobilizzazione del denaro per un determinato periodo.
Le banche stanno in questi ultimi tempi modulando le offerte in modo da garantire il rapido smobilizzo dei fondi in caso di necessità, ma in cambio di questa opportunità riconoscono in genere tassi di interesse inferiori. Così come più bassi (e non di poco) sono i rendimenti di quei Buoni fruttiferi postali che hanno il vantaggio di garantire in qualsiasi istante la restituzione del capitale investito e a partire dal sesto mese anche gli interessi maturati, ma che non arrivano al 3% lordo.

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