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Questo articolo è stato pubblicato il 03 gennaio 2012 alle ore 16:04.

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Ft: lobby frenano liberalizzazioni di MontiFt: lobby frenano liberalizzazioni di Monti

Non sarà facile per Mario Monti liberalizzare l’Italia. Il Financial Times sottolinea le resistenze che frenano l’azione del governo, proprio mentre rende merito alla liberalizzazione degli orari di negozi, bar e ristoranti, una “rivoluzione” che – secondo il quotidiano - mette l’Italia all’avanguardia rispetto a gran parte dell’Europa. “Le lobby italiane mettono il freno alle riforme di Monti”, titola oggi il Ft, con un richiamo sulla homepage del suo sito web.
Nella sua corrispondenza da Roma, Guy Dinmore osserva che il Corriere della Sera e il Giornale hanno ben accolto la nuova legge che autorizza negozi, bar e ristoranti a stare aperti 24 ore al giorno tutto l’anno, domeniche e festivi compresi. Ma i due giornali, nota, hanno relegato le cronache nelle pagine interne e “alcuni non ne hanno parlato affatto”. “Forse ciò riflette il sospetto che, legislazione a parte, i dettaglianti possano essere lenti nell’approfittare dell’allentamento delle regole”, scrive il Ft.

“I commercianti indubbiamente hanno bisogno di una spinta”, commenta il Ft, ricordando che la spesa per consumi è debole da anni, che quasi certamente l’Italia è ripiombata in recessione e che il governo sta aumentando le tasse e tagliando le spese. “Eppure i sindacati e le associazioni dei proprietari di negozi si sono vigorosamente lamentati”, affermando che gli orari illimitati porteranno alla perdita di posti di lavoro e alla chiusura dei piccoli negozi non in grado di competere con le grandi catene. Anche le autorità locali “brontolano”, avendo perso il potere di decidere sugli orari di apertura.
Nonostante la sua azione sui negozi - continua il Ft - il nuovo primo ministro italiano “è stato criticato nei media per essere stato uno sceriffo dell’Unione europea apparentemente duro, che è riuscito a riportare all’ordine il gigante Usa del software Microsoft, ma in Italia è stato fermato il mese scorso da tassisti e farmacisti, che resistono fortemente all’apertura dei loro settori”.

La risposta di Monti – prosegue il quotidiano - è stata che, in quanto ex commissario Ue alla concorrenza, le resistenze alla liberalizzazione non sono per lui una novità e che andrà avanti “ostinatamente”. Questo mese dunque presenterà leggi che proseguiranno il processo di apertura dei settori dei servizi e dei trasporti, così come dei “potenti ordini professionali”, come quelli degli avvocati, dei notai e delle professioni sanitarie.
“Non sarà facile”, scrive il Financial Times, ricordando che il precedente governo di Silvio Berlusconi spesso ha ceduto alle lobby potenti o ha evitato di sfidarle. “I tecnocrati di Monti non sono eletti”, nota Dinmore, “e per sopravvivere in Parlamento dovranno talvolta mettere i due principali partiti l’uno contro l’altro”.
I tassisti di Roma, che sono “tra i più forti oppositori della liberalizzazione”, sono stati strumentali all’elezione nel 2008 di Gianni Alemanno, il primo sindaco di destra della capitale dalla Seconda guerra mondiale, puntualizza il quotidiano.

L’opposizione alla liberalizzazione – si legge ancora sul Ft - viene difesa da Claudio Giudici, presidente di Uritaxi Toscana, come “un appassionato sforzo delle forze impegnate nella resistenza democratica contro la trasformazione dell’Italia da una Repubblica a uno Stato oligarchico”. In una dichiarazione inviata per e-mail, Giudici sostiene che tassisti, farmacisti, giornalai, negozianti sono cittadini con diritto di voto che si oppongono “alla scelta del primo ministro da parte di una serie di forze nazionali e internazionali… con un piano neo-liberale che punta a mettere il Paese… nelle mani dell’oligarchia finanziaria”.
Il quotidiano ricorda che Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria, ha condannato i politici che si sono “genuflessi” di fronte a tali pressioni. “Resta da vedere – conclude il Ft - quanto sostegno Monti riceverà dalla grande imprenditoria quando comincerà a contrastare i potenti interessi costituiti nei settori delle banche, delle assicurazioni e delle’energia, dove gli italiani spesso pagano tariffe tra le più alte d’Europa”.

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