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Questo articolo è stato pubblicato il 04 gennaio 2012 alle ore 09:22.

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Des Moines – Colpo di scena in Iowa: l'italoamericano ultracattolico ultraconservatore Rick Santorum, semisconosciuto fino a un mese fa, ha sostanzialmente vinto alla pari con Mitt Romney le primarie dell'Iowa, il primo stato a votare per la selezione del candidato repubblicano che affronterà Barack Obama il 6 novembre.

Li hanno separati fino all'ultimo solo quattro voti, prima del conteggio finale di una circoscrizione i cui risultati per errore sono andati temporaneamente persi. Alla fine è stato Romney a spuntarla con un margine di solo 8 voti in una tornata elettorale dove il numero totale dei votanti è stato pari a 122.055.

Sia Santorum che Romney hanno potuto quindi cantare vittoria, ma ha cantato vittoria anche Ron Paul, arrivato terzo con un risultato di tutto rispetto (il 22% delle preferenze) nonostante, anzi a causa, delle sue proposte iconoclastiche. Rischiano invece il ritiro gli altri quattro candidati in corsa: Gingrich, Perry, Bachmann e Huntsman hanno raccolto tutti meno del 12%.

Miracolosamente è bastato un mese a Santorum, il figlio di un minatore di Riva del Garda fuggito al fascismo nel 1925, per quintuplicare la sua popolarità, passando dal 5% nei sondaggi al 25% dei suffragi. La sua repentina ascesa conferma il cocente desiderio della destra americana di trovare un'alternativa a Mitt Romney, visto con sospetto perché è mormone, criticato per avere approvato in Massachusetts una riforma sanitaria che pare la fotocopia della tanto disprezzata riforma Obama, accusato di cambiare posizione in base a come tira il vento.

Romney in ogni caso non ha nascosto la sua soddisfazione per il risultato in Iowa, uno stato ultraconservatore che tradizionalmente seleziona candidati molto più a destra di lui. Con in tasca il 25% dei voti e l'imminente endorsement dell'ex-candidato alla presidenza Usa John McCain, ora Mitt Romney potrà veleggiare martedì prossimo in New Hampshire dove è nettamente in testa nei sondaggi, e continuare rinvigorito a fine mese verso la South Carolina e la Florida, due stati più ostici dove il cattolico praticante Rick Santorum potrebbe dargli filo da torcere.

Santorum menziona e ringrazia Dio ogni seconda frase, un'abitudine che piace ai cristiani rinati, tutti impegnati militanti nel partito repubblicano, ma che potrebbe trasformarsi in un handicap negli stati più laici e nelle grandi città d'America. Disinvolto, piacente, gran oratore, Santorum ha indubbiamente colmato a destra il vuoto lasciato aperto da chi si è ritirato o è inciampato prima di lui: il re della pizza Herman Cain ritiratosi all'inizio di dicembre in odore di scandalo; il governatore del Texas Rick Perry, che con i 10% dei voti in Iowa ha annunciato ieri che tornerà in Texas per Michele Bachman del Minnesota, ormai a corto di speranze dopo aver raccolto un misero 5% delle preferenze; e infine Newt Gingrich, ieri visibilmente furioso per essere crollato dal 35% nei sondaggi al 13% dei voti.

L'Iowa invia alla convention repubblicana solo 28 dei 2286 delegati che eleggeranno a fine agosto il candidato del partito alla presidenza degli Stati Uniti. Ma come tutti gli anni ha auto il compito di rimpicciolire la rosa dei candidati: solo tre – Mitt Romney, Ron Paul e Rick Santorum – sono abbastanza forti da poter completare il tour de force che li porterà in ogni stato d'America tra oggi fino all'estate.

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