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Questo articolo è stato pubblicato il 07 gennaio 2012 alle ore 09:32.

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Non sarà necessaria una nuova manovra, ha assicurato il presidente del Consiglio Mario Monti nella conferenza stampa di fine anno. E vi è augurarsi che sia effettivamente così. Se si guarda alla sola correzione del deficit, il 2011, l'annus horribilis della crisi del debito e delle tre manovre ha messo in campo per il biennio 2012-2013 un volume di fuoco senza precedenti almeno dal 1992 a oggi: 76miliardi.

Con la manovra «salva-Italia» del governo Monti, che da sola vale 20 miliardi di correzione del saldo in ciascun anno del prossimo triennio, si rafforza in tal modo l'impianto delle due manovre estive di luglio e agosto, con l'obiettivo di conseguire alla fine del prossimo anno l'atteso pareggio di bilancio.

Se invece si sposta il tiro al 2014, vale a dire sull'anno finale della correzione triennale, la potenza di fuoco dell'intero intervento correttivo sui conti pubblici sale a quota 81,2 miliardi. L'analisi a tutto campo degli interventi varati nel 2011 deve tuttavia prendere le mosse non dai decreti correttivi ma dal «mille-proroghe».

Una «Finanziaria» sotto mentite spoglie
Destinato in partenza alle rituali proroghe di fine anno, il provvedimento si trasforma nel corso dell'iter parlamentare in un "omnibus": agli iniziali da 4 articoli e 25 commi vengono aggiunti dal Senato, dopo il rituale voto di fiducia, 5 articoli e 196 commi. Non manca di rilevarlo Giorgio Napolitano nel firmare «obtorto collo» il provvedimento, corredato da una lettera dal sapore ultimativo ai presidenti di Senato e Camera, Renato Schifani e Gianfranco Fini, e al presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. Una raffica di misure che spaziano dall'aumento del biglietto del cinema al rinvio delle multe legate alle quote latte, dalla nuova mission di Poste spa allo stop agli sfratti, fino alle nuove norme sull'anatocismo. Molte norme di spesa, coperte da nuove entrate o da riduzioni di altre spese, mentre per gli stanziamenti di maggiore rilievo (come la proroga delle missioni militari internazionali per 700 milioni) si rinvia a quanto previsto dalla legge di stabilità.

La prima manovra
La prima correzione vede la luce il 30 giugno. Il 6 luglio è già alla firma del presidente della repubblica, e il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti illustra in conferenza stampa queste cifre: la manovra al 2014 vale 40 miliardi, ma ecco la sorpresa, sono assicurati solo 25,3 miliardi dal decreto. Altri 16,9 miliardi nel biennio 2013-2014 dovranno essere recuperati dalla legge delega in materia fiscale e assistenziale. Lo spread Btp-Bund a metà mese è a quota 330 punti base. La manovra non convince i mercati ed è proprio l'incertezza legata agli incassi attesi dalla delega fiscale ad alimentare i dubbi. Parte l'attacco specultativo ai nostri titoli del debito pubblico.

La seconda manovra
Alla vigilia di Ferragosto la manovra integrativa varata dal governo Berlusconi su pressione della Bce e di Bruxelles punta a ridurre ulteriormente il deficit, rispetto alla manovra di luglio, dell'1,1% del Pil nel 2012, dell'1,5% nel 2013 e dello 0,4% nel 2014. La manovra netta porta a un miglioramente dei saldi di 18,4 miliardi nel 2012, 25,5 miliardi nel 2013 e 7,4 miliardi nel 2014. L'apporto delle maggiori entrate è determinante: 7,9 miliardi nel 2012, 17,7 miliardi nel 2013 e 6,1 miliardi nel 2014, a fronte di risparmi di spesa per 10,4 miliardi nel 2012, 7,7 miliardi nel 2013 e 1,3 nel 2014. Cambia tutto nel corso dell'esame parlamentare, uno dei più travagliati degli ultimi tempi, e l'impianto della manovra ne esce ulteriormente rafforzato: il contributo delle maggiori entrate sale a 36 miliardi (14 miliardi nel 2012 e 22 miliardi nel 2013). Incremento che si deve per gran parte all'aumento dell'Iva, al gettito atteso dalla nuova stretta antievasione e al contributo di solidarietà del 3% sui redditi oltre 300mila euro l'anno. Il capitolo dei tagli resta sostanzialmente invariato: 10,4 miliardi nel 2012 e 7,7 miliardi nel 2013. La conclusione è che nel passaggio al Senato la manovra correttiva complessiva per il biennio 2012-2013 sale nel suo effetto cumulato a circa 54,2 miliardi (59,6 miliardi nel 2014). Magna pars (oltre il 65%) è affidata alle misure fiscali.

La terza manovra
È la cronaca delle ultime settimane, con l'accelerazione imposta alla crisi dal drammatico mercoledì 9 novembre, quando il differenziale tra Btp e Bund toccò i 574 punti base, nonostante l'intervento della Bce. A giugno eravamo a quota 173 punti, a 366 punti nei valori medi di settembre. Il cambio di governo, pilotato dal Colle, pone le premesse per la nuova, corposa manovra correttiva del 2011: il totale della manovra netta (diretta alla sola riduzione del deficit) è di 21,1 miliardi nel 2012, 21,3 miliardi nel 2013 e 21,4 miliardi nel 2014. Se si guarda alla manovra lorda, comprensiva degli interventi per sostenere lo sviluppo, si sale a regime a 34 miliardi.

È finita qui? La scommessa è tutta sulla possibilità di incidere sul denominatore, vale a dire sulla crescita, in un anno in cui la gelata sull'economia ci porterà a -0,4/0,5% nella migliore delle ipotesi. L'unica chance, in definitiva, per evitare una nuova manovra da 8-10 miliardi che serva a compensare gli effetti sul deficit dell'ulteriore rallentamento del ciclo economico.

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