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Questo articolo è stato pubblicato il 06 gennaio 2012 alle ore 13:05.

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Ilker Basbug (Afp)Ilker Basbug (Afp)

È un colpo clamoroso che mette a rischio l'assetto democratico in Turchia. L'ex-capo di Stato maggiore turco, il roccioso e inflessibile generale Ilker Basbug, è stato arrestato oggi, in via cautelare, con l'accusa di essere «alla guida di un'organizzazione terroristica» Erkenekon intenzionata a «rovesciare il governo islamico-conservatore» del premier islamico conservatore Recep Tayyip Erdogan.

È la prima volta che in Turchia, dove i militari hanno sempre avuto un grande potere come custodi della laicità del paese e hanno organizzato numerosi colpi di stato in passato, che un ex-capo di Stato maggiore viene arrestato.

«Il 26/o Capo di Stato maggiore della Repubblica di Turchia è arrestato con l'accusa di creazione e guida di un'organizzazione terroristica», ha riferito lo stesso Basbug a giornalisti esterrefatti lasciando il tribunale a Istanbul. Lo riferisce l'agenzia ufficiale Anadolu aggiungendo che l'avvocato del generale a capo delle Forze armate turche dal 2008 al 20 agosto del 2010 presenterà appello. Sono mosse molto pericolose per la democrazia e richiamano il rischio del cesarismo o se preferite dell'autoritarismo che fa breccia in realtà dove il partito di governo non ha contrappesi forti nell'opposizione parlamentare o nella società civile o in altre forme di contro-potere come la magistratura e l'esercito. Fenomeni che vedono l'omaggio solo formale alle regole della divisione dei poteri dettata da Montesquieu ma che nei fatti interpretano la gara politica come una salda presa "leninista" di tutti i gangli vitali del potere senza alternanza se non quella formale tra le due facce della stessa medaglia.

Allarmi esagerati? Non proprio. Il generale, in pensione dal 2010, è stato rinchiuso all'alba nel penitenziario di Silivri in attesa del processo.

Basbug è il più alto ufficiale finito in manette in relazione all'inchiesta sul piano golpista del gruppo ultranazionalista Ergenekon. Secondo l'accusa, una parte dell'esercito stava preparando misure per destabilizzare la situazione politica nel Paese e prendere il potere con un golpe militare. Basbug, alla guida del secondo esercito della Nato dall'agosto 2008 all'agosto 2010, giovedì sera 5 gennaio era stato interrogato per sette ore e mezza dai procuratori e aveva respinto le accuse, definendo «tragicomico» il sospetto che «qualcuno alla guida di un esercito così potente possa formare e dirigere un gruppo terroristico». Le indagini su Egenekon e i complotti golpisti sono state avviate nel 2007 e hanno portato all'arresto di centinaia di generali, ufficiali, accademici, avvocati e giornalisti soprattutto di sinistra e difensori della laicità. I critici e il partito di opposizione Chp sostengono che Erdogan le ha cavalcate per ridurre al silenzio i suoi oppositori.

LIBERTA' DI STAMPA: Accuse infondate? Purtroppo no. Nel campo dei media si deve registrare una crescente preoccupazione sulla liberta di stampa. Il leader del Parlamento europeo Jerzy Buzek il 26 ottobre 2011 ì in visita ufficiale ad Ankara ha criticato la Turchia per la poca libertà di stampa, aggiungendo che il numero dei giornalisti arrestati nel paese solleva preoccupazioni. «Sono personalmente preoccupato per lo stato della libertà di stampa e della libertà di parola in generale in Turchia», ha detto Buzek, dopo due giorni di colloqui ad Ankara con funzionari del governo e organizzazioni non governative. «L'arresto di così tanti giornalisti non è una situazione normale se paragonata a quella di altri paesi europei», ha detto, commentando i recenti arresti di decine di reporter e le restrizioni imposte ai siti.

Persino l'Accademia delle Scienze della Turchia è stata presa di mira. Un decreto approvato da poco, e largamente condannato all'estero, permette al governo di nominare due terzi dei membri dell'Accademia eliminando così persino la parvenza dell'indipendenza scientifica. Ma Erdogan è immune a qualunque critica. Il suo successo nell'aver allargato l'accesso alla sanità, all'istruzione pubblica e alla casa oltre a un fenomenale dinamismo economico che corre a ritmi cinesi gli ha permesso di vincere tre elezioni di fila sebbene nella terza con una percentuale di voti più bassa della precedente a causa della disaffezione del voto curdo. Ha messo fine al potere della vecchia guardia dei militari filo atlantici e laici e alla tenuta della ideologia kemalista- alla base del nazionalismo introdotto dal fondatore della Turchia moderna, Mustafa Kemal Atatürk- modificando l'assetto degli equilibri politici sul Bosforo. Ha fatto emergere una nuova classe dinamica di pii imprenditori islamici dell'Anatolia e, sotto il suo governo, Ankara è diventata una potenza regionale. Ora Erdogan, il nuovo Saladino, sta varcando il Rubicone. D'ora in avanti la Turchia entra in una terra incognita e in una fase molto delicata per i rapporti con l'Europa e l'Occidente.

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