Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 07 gennaio 2012 alle ore 09:33.

My24

Il presidente del Consiglio lo ripete di continuo: "Noi abbiamo fatto il nostro dovere, uno sforzo senza pari". Come dire che ora la parola è ai soci dell'Unione, in primo luogo alla Germania. Ecco perchè la "perfetta identità di vedute" fra Roma e Parigi, manifestata al termine dei colloqui con Sarkozy e Fillon, può apparire una formula di maniera, utile magari a coprire un risultato modesto, ma in questo caso vale soprattutto per il suo significato tattico.

La speranza di tutti, nella vasta quasi-maggioranza che sostiene il governo in Parlamento, è che il premier stia tessendo con successo una rete di alleanze destinata a rafforzare la richiesta - perentoria, per quanto riguarda l'Italia - di un' Europa più solidale e integrata.

L'esecutivo "tecnico" sta attraversando l'oceano e ha una sola possibilità: andare avanti costi quel che costi fino all'obiettivo. Monti non ha molte carte in mano, salvo la rinnovata credibilità dell'Italia e il proprio personale prestigio; ma deve fare in modo che siano le carte decisive. Il suo tour europeo, sotto questo aspetto, ricorda il viaggio di De Gasperi a Washington nell'immediato dopoguerra. Anche allora il presidente del Consiglio dell'Italia rinata portava in dote la serietà di una nuova classe dirigente e tanta buona volontà. Non molto di più, ma fu sufficiente: perchè gli Stati Uniti erano ben determinati ad aiutare l'Italia e l'Europa a consolidare la democrazia. Oggi Monti non è altrettanto sicuro che il governo della cancelliera Merkel al dunque tenderà la mano ai paesi indebitati, facendo progredire l'Unione.

Vedremo nelle prossime settimane. Come detto, il mondo parlamentare nella sostanza copre le spalle al premier. Forse si rende conto della difficoltà dell'impresa o forse non ha idee da mettere in campo. Comunque sia, il tradizionale conflitto politico appare tuttora sospeso. Le polemiche sono di retroguardia o marginali: si discute del "blitz" fiscale a Cortina o degli stipendi di deputati e senatori, ma sulle questioni di fondo ci si rimette a Monti. Spetta a lui, in un mese di gennaio carico di incognite e con l'appoggio assiduo del presidente della Repubblica, trovare la chiave per addolcire la Merkel, nella speranza che un'Unione più coesa freni gli attacchi alla moneta unica e porti qualche vantaggio allo "spread" dei titoli italiani.

C'è anche un altro auspicio: che la fase di apatìa dei partiti finisca presto. Le occasioni non mancheranno. Fra pochi giorni la Corte Costituzionale si pronuncerà sul referendum elettorale. Può ammetterlo o rigettarlo, ma in entrambi i casi le forze politiche non potranno lavarsene le mani. La legge andrà riformata in tempi stretti, con o senza il contributo diretto del corpo elettorale. Finora i partiti hanno nicchiato, elaborando ipotesi poco convincenti, ma dopo il pronunciamento della Corte il tema balzerà ai primi posti dell'agenda parlamentare.

Trascinando con sé, volenti o nolenti, i nodi delle riforme istituzionali. In altri termini, i parlamentari non potranno limitarsi a osservare le peripezie di Monti sul teatro europeo. Oppure ad arroccarsi in difesa delle loro indennità. La fine delle vacanze di Natale cambia lo scenario: la politica dovrà decidersi a riacquistare credibilità agli occhi dei cittadini. E la legge elettorale sarà il primo banco di prova.

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi