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Questo articolo è stato pubblicato il 07 gennaio 2012 alle ore 09:33.

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La linea è chiara: l'Italia sta lavorando sodo, ora anche «l'Europa deve essere all'altezza delle aspettative». Anche Corrado Passera, ministro dello Sviluppo economico e delle infrastrutture e trasporti, titolare ad ampio raggio delle strategie sull'economia reale, lancia da Parigi un messaggio preciso ai partner internazionali. Parla di risposta europea alla crisi finora deludente, di un approccio troppo morbido e di una soluzione definitiva che appare ancora lontana.

Per questo invoca l'accelerazione dell'istituzione di un mercato unico, un maggiore coordinamento delle politiche economiche nazionali, il potenziamento del bilancio europeo ma soprattutto «il completamento dell'architettura della moneta unica» con «una Banca centrale europea dotata di tutte le risorse e gli strumenti utili a fornire liquidità e a garantire il buon finanziamento dei mercati finanziari».

Passera interviene al convegno "Nouveau monde" a Parigi dopo un incontro bilaterale, di buon mattino, con l'omologo francese Eric Besson, ministro dell'Industria. Con Besson, Passera ha fatto il punto su vari dossier, a cominciare da quello energetico con gli sviluppi dell'accordo Edf-Edison e le prospettive per la realizzazione del gasdotto Galsi. A pranzo, invece, prima di accompagnare Monti da Sarkozy, il ministro ha incontrato tra gli altri anche Antonio Tajani, vicepresidente della Commissione Ue e responsabile per l'imprenditoria. Possibile che Tajani abbia colto ancora una volta l'occasione per chiedere all'Italia una rapido recepimento della direttiva che fissa tempi certi di pagamento alle imprese, dossier su cui Passera sta lavorando da settimane senza scartare l'ipotesi di considerare anche rimborsi alle aziende creditrici nei confronti della Pa tramite titoli di Stato.

Nel suo intervento al convegno organizzato da Besson, invece, Passera ha passato in rassegna i numeri che hanno rimesso l'Italia sul sentiero del rigore («la correzione fiscale per il 2013 si avvicina a 80 miliardi») e i punti chiave per attivare ora la fase della crescita. La riforma fiscale, quella delle infrastrutture, della concorrenza: fare tutto ciò «non è facile», «ma è quello che stiamo cercando di fare in Italia e mese dopo mese» arriveranno «i risultati». La competitività delle imprese va rafforzata con maggiore innovazione, aziende di dimensioni maggiori, costo dell'energia inferiore, accesso più agevole alle risorse finanziarie. Il contesto pro-business va favorito con dotazioni infrastrutturali, investimenti sul capitale umano, una giustizia ben funzionante. Non mancano accenni ai possibili interventi.

La definizione di nuovi incentivi, ad esempio, con la semplificazione rimasta nei cassetti dei precedenti ministri per quasi due anni. Ma, ovviamente, anche le liberalizzazioni «nei servizi professionali, nei servizi pubblici locali, nel commercio al dettaglio, nei trasporti, soltanto per menzionare le prime aree di intervento». Passera riconosce però che la strada resta complicata. «Uno dei peggiori nemici che abbiamo di fronte è il populismo – commenta – i populisti sono sempre pronti a dire che i sacrifici sono inaccettabili eppure sono necessari». Tutto ciò che concerne la crescita, spiega poi il ministro, deve convergere verso l'obiettivo numero uno del lavoro. «Il disagio occupazionale sta crescendo molto più rapidamente di quanto cresca la disoccupazione ufficiale. Nella Ue – osserva – ci sono oltre 23 milioni di disoccupati, se a questi si aggiungono 4 milioni di "scoraggiati", chi lavora part-time involontariamente, i sotto-occupati, l'area del malessere tocca probabilmente altri 5-20 milioni di persone: la storia insegna che stiamo entrando in una zona pericolosa».
(C.Fo.)

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