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Questo articolo è stato pubblicato il 07 gennaio 2012 alle ore 08:13.

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ROMA
Prosegue la caccia agli assassini di Zhou Zheng, 31 anni, e della figlioletta Joy, nove mesi appena, i due cittadini cinesi uccisi a Roma. Gli investigatori, coordinati dal procuratore aggiunto, Pier Filippo Laviani, e dal pm Anna Maria Teresa Gregori, sono sulle tracce di tre uomini, quasi sicuramente romani, forse tossicodipendenti. Sarebbero i rapinatori che, nella notte di mercoledì, nel quartiere di Tor Pignattara, hanno aperto il fuoco davanti al rifiuto di Zhou Zheng e della moglie Liyan, 27 anni, di consegnare la borsa con l'incasso del bar, adibito anche a money transfer, da loro gestito, per poi fuggire in sella a uno scooter.
Con ogni probabilità i tre hanno tentato di mettere a segno un colpo maldestro, forse sotto l'effetto di sostanze stupefacenti. A mettere gli inquirenti sulle loro tracce è stata la stessa Liyan, ricoverata all'ospedale San Giovanni con lievi ferite da taglio. «Avevamo appena chiuso il bar – ha raccontato – e ci eravamo incamminati verso casa. Joy era in braccio a mio marito e dormiva. Ho avuto la sensazione che un uomo ci stesse seguendo. Accelerava o rallentava il passo a seconda della nostra andatura e parlava al cellulare. Poi quando si è allontanato abbiamo trovato quei due, entrambi con il volto coperto da un casco. Uno impugnava un taglierino, l'altro una pistola».
Da questo momento in avanti i ricordi si fanno confusi. Liyan ricorda di avere inseguito i rapinatori ma non lo sparo che ha ucciso il marito e la figlia. Nei prossimi giorni la donna sarà interrogata dai pm nella speranza che, a distanza di tempo dal trauma, possa fornire dettagli utili all'indagine.
Qualche novità potrebbe venire dall'esame, affidato ai Ris, della borsa sottratta dai malviventi alla famiglia Zheng durante la rapina e ritrovata dai carabinieri a poca distanza dal luogo del delitto con ancora dentro diecimila euro ed effetti personali. Altri 3mila euro sono stati rinvenuti invece nel giubbotto di Zhou Zheng. È quindi probabile che i rapinatori siano fuggiti a mani vuote. Fatto che confermerebbe l'ipotesi, al momento più accreditata, di una rapina organizzata da criminali non professionisti. Ma non viene ancora esclusa l'ipotesi di un regolamento di conti all'interno della comunità cinese legato all'attività commerciale della famiglia Zheng.
Quello che è certo è che a uccidere Zheng e la figlioletta è stato un unico colpo partito da una pistola di grosso calibro durante la colluttazione con i rapinatori. Per comprendere se lo sparo sia stato volontario o meno occorrerà attendere la perizia balistica disposta dalla Procura. Intanto ieri si è saputo che nella notte di mercoledì i carabinieri hanno sequestrato una calibro 7,65 in una struttura sanitaria in zona Prenestina dove è in cura un uomo agli arresti domiciliari, che è stato arrestato. Al momento non sono emersi elementi utili a collegare l'arma al duplice omicidio.
Nel frattempo proseguono i controlli a tappeto in tutta la città: in campo anche i primi 130 uomini delle forze dell'ordine dei 400 previsti dal vertice che si è svolto giovedì al Viminale. «Il ministro Cancellieri ha capito perfettamente che Roma ha bisogno di un'attenzione in più» ha commentato il presidente della Regione Lazio, Renata Polverini, mentre il sindaco Gianni Alemanno è tornato a chiedere una «fortissima reazione da parte dello Stato».
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