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Questo articolo è stato pubblicato il 10 gennaio 2012 alle ore 08:05.

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PARIGI - Primo vertice del 2012, ieri a Berlino, per il direttorio franco-tedesco. L'ennesimo dall'inizio della crisi, sempre con lo stesso obiettivo. Cercare cioè di convincere i mercati che l'Europa ha una guida; che la politica è cosciente delle proprie responsabilità e determinata a proseguire sulla strada del risanamento senza trascurare la crescita. Tre i temi sul tappeto: il caso Grecia, tutt'ora irrisolto; il timing del fiscal compact, il patto di disciplina di bilancio; la tassa sulle transazioni finanziarie (la cosiddetta Tobin tax).

Pur ribadendo che Atene non uscirà dall'euro e che la vicenda resterà un episodio unico, straordinario e irripetibile, la cancelliera tedesca Angela Merkel ha lanciato l'ennesimo allarme. Perché ancora non si sono conclusi i negoziati con i creditori privati sull'haircut. E per i timori sulla capacità della Grecia di rispettare gli impegni di riduzione del deficit e del debito.

«Il secondo pacchetto di sostegno, che include l'accordo sulla ristrutturazione del debito - ha detto la Merkel - deve essere messo a punto rapidamente. In caso contrario mi sembra impossibile che venga sbloccata la prossima tranche di aiuti». Nei giorni scorsi il premier greco Lucas Papademos aveva avvertito che se non si arriva all'intesa sul nuovo piano entro marzo c'è la reale possibilità di un default incontrollato. Mentre si moltiplicano le voci su un possibile aumento dell'haircut, dall'attuale 50% al 60% e forse all'80 per cento. Certo il fatto che il capitolo greco non si sia ancora chiuso la dice lunga sull'incapacità dell'Eurozona a riconquistare la fiducia dei mercati.

Atene sarà peraltro al centro degli incontri che la direttrice del Fondo monetario Christine Lagarde avrà oggi a Berlino con la Merkel e domani a Parigi con il presidente francese Nicolas Sarkozy. Per quanto riguarda l'accordo a 26 del 9 dicembre sul coordinamento delle politiche di bilancio e sulla maggiore disciplina nei conti pubblici, la Merkel e Sarkozy hanno annunciato l'intenzione di accelerare. L'obiettivo è di definire gli ultimi dettagli entro la fine di gennaio in vista di una firma il 1° marzo. C'è infine il dossier della Tobin tax. Un tempo, da segretario del partito Ump, Sarkozy la definì «un'assurdità». Un'iniziativa che - se limitata alla Francia - «provocherebbe decine di migliaia di disoccupati in più». Giudizio che si basava sull'esperienza della Svezia: la tassa, varata nel 1984, provocò una vera e propria fuga di capitali verso altre piazze finanziarie e venne cancellata nel 1990.

La crisi (le crisi) e l'utilità politica di indicare un nemico - la finanza - hanno fatto cambiare idea al Sarkozy diventato presidente. Nel settembre 2010, tra la sorpresa generale, ha deciso di fare della tassa sulle transazioni finanziarie un obiettivo prioritario della presidenza francese del G-8 e G-20. Grazie all'appoggio della Germania, che ne condivide il principio, si è arrivati, nel settembre scorso, alla formulazione di una bozza di direttiva da parte della Commissione europea. Che prevede un prelievo dello 0,1% sugli scambi di azioni e dello 0,01% su quelli di derivati. Nell'ipotesi di una tassa estesa a tutta l'Unione europea, l'incasso è stimato in circa 57 miliardi l'anno, sulla cui destinazione c'è molta incertezza.

Ma la Gran Bretagna (il premier David Cameron lo ha ripetuto ancora domenica) ha sempre bocciato l'idea a meno che il prelievo non diventi globale. La Merkel, che ieri ha ribadito di ritenere la tassa «una buona risposta alla situazione», pensa «a titolo personale» che possa funzionare solo se adottata «almeno» da tutti i Paesi dell'Eurozona. Anche se aggiunge che «sarebbe meglio se fosse estesa ai 27», pensando alla concorrenza di Londra, e ammette divergenze nel Governo tedesco. Una posizione, quella della Merkel, condivisa dal premier italiano Mario Monti. Con il quale anche questo tema verrà affrontato nel vertice triangolare del 20 gennaio a Roma. Ma Sarkozy vuole passare ai fatti, anche da solo e nonostante le proteste di tutti gli operatori francesi. Chiaramente prima delle elezioni presidenziali di fine aprile. Entro gennaio verrà quindi messo a punto il testo, che dovrebbe essere approvato in febbraio per entrare in vigore a fine 2012-inizio 2013. «Se non diamo l'esempio non si farà mai», ha detto ieri Sarkozy. «La Francia - ha aggiunto - adotterà la direttiva comunitaria e sono convinto che gli altri seguiranno. L'Eurozona, poi la Ue, poi il mondo». In realtà è possibile che Parigi inizi con il ripristino della tassazione dello 0,5% sull'acquisto di azioni, rinviando a un secondo momento l'applicazione integrale della direttiva.

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