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Questo articolo è stato pubblicato il 11 gennaio 2012 alle ore 08:24.

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Nell'incessante minuetto di incontri europei a due e a tre di queste settimane, a condurre le danze è sempre lei. A volte, c'è da chiedersi se conosca i passi, o li esegua con i tempi necessari, ma ci sono pochi dubbi che abbia la capacità, e la forza, di imporre le proprie mosse ai partner.

Il cancelliere tedesco Angela Merkel incontrerà oggi a Berlino il presidente del Consiglio Mario Monti, dopo aver visto lunedì il presidente francese Nicolas Sarkozy, e si riunirà di nuovo con entrambi la prossima settimana a Roma.

In ogni meeting, in cima all'agenda ci sono le priorità della Germania: un'azione decisa di risanamento dei bilanci pubblici, che dovrà essere accompagnata d'ora in avanti da regole più precise e sanzioni più severe (il "fiscal compact") e la soluzione della crisi greca attraverso il coinvolgimento dei creditori privati, una scelta, quest'ultima, dettata da considerazioni di politica interna del cancelliere (far pagare le banche e non i contribuenti) e che secondo molti è stata la peggior aggravante dell'instabilità dell'Eurozona. Di questo secondo tema il cancelliere ha discusso ieri sera a Berlino con il direttore dell'Fmi Christine Lagarde.

Il fronte fiscale resta per la Germania quello più urgente: tanto che dal bilaterale franco-tedesco di lunedì è uscita l'intenzione di anticipare l'introduzione del nuovo insieme di regole e di governance; e tanto che, secondo fonti tedesche, a Monti la signora Merkel esprimerà l'apprezzamento per quel che è stato fatto finora, ma senza alcuna concessione ad abbassare la guardia. «Gli ambienti politici e l'opinione pubblica - dice una di queste fonti - restano diffidenti nei confronti della capacità dell'Italia di portare a compimento le azioni avviate e quelle promesse». Anche se è apparso evidente fin dal primo incontro di Strasburgo, che il cancelliere ha del presidente del Consiglio italiano e delle sue opinioni una considerazione diversa rispetto a quella del predecessore.

Negli incontri di questa settimana è emersa la prima volta un'angolatura diversa da parte tedesca: dopo il varo del fiscal compact, bisognerà rivolgere l'attenzione ai modi per far ripartire la crescita. Archiviato un anno in cui l'economia della Germania è cresciuta del 3% e il mercato del lavoro ha continuato a macinare record, la Merkel è oggi perfettamente consapevole che una recessione è già arrivata anche per la Germania, seppur meno pesante che altrove, e che i problemi della periferia dell'Eurozona non possono che aggravarla.

Il cancelliere portà con sé però anche, agli incontri con i partner europei, le difficoltà interne che ne limitano i margini di di manovra: dal tracollo di consensi e di chiarezza nella linea politica dei partner di maggioranza (i liberaldemocratici della Fdp) agli scandali in cui è implicato il presidente Christian Wulff, imposto dalla stessa Merkel e oggi divenuto una fonte di vulnerabilità per il capo del Governo. Anche per questo, e per evitare ripercussioni sul consenso popolare, la stella polare del cancelliere nei negoziati europei resta la stessa: evitare ulteriori esborsi al contribuente tedesco.

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