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Questo articolo è stato pubblicato il 10 gennaio 2012 alle ore 06:41.

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ROMA
Sono a una svolta le indagini sull'uccisione di Zhou Zheng, 31 anni, e della figlioletta di nove mesi Joy. La Procura di Roma ha emesso un decreto di fermo nei confronti di due giovani maghrebini. Sono i rapinatori che la notte del 4 gennaio, nel quartiere di Tor Pignattara, hanno sparato ai due cittadini cinesi: un colpo calibro 9 che ha prima centrato alla testa la bimba per poi conficcarsi nel cuore di Zhou. Uno ha precedenti per ricettazione e rapina, l'altro ha la fedina penale pulita. Ora sono ricercati in Italia e all'estero. Non è escluso che possano essere già lontani dalla Capitale. Per questo gli investigatori, effettuata l'identificazione, hanno subito provveduto ad allertare le polizie di frontiera, fornendo la foto segnaletica dei nordafricani, la cui cattura sembra essere solo una questione di tempo.
Massimo riserbo sui nomi dei ricercati. «Le fughe di notizie hanno già danneggiato abbastanza indagini delicate, in cui è in gioco la credibilità dell'Italia nei confronti della Cina» hanno sottolineato Lorenzo Sabatino, comandante del Nucleo investigativo dei Carabinieri di Roma, e Salvatore Cagnazzo, comandante del reparto operativo. «A carico dei ricercati ci sono prove rilevanti e univoche», hanno spiegato il procuratore Giancarlo Capaldo, l'aggiunto Pier Filippo Laviani e il pm Anna Maria Teresa Gregori. Il riferimento è alle analisi eseguite dal Ris sui reperti trovati: la borsa nascosta in un casolare con dentro un cellulare ancora acceso e 16mila euro, soldi probabilmente legati all'attività di money transfer esercitata dalla famiglia Zheng parallelamente alla gestione di un bar; la borsetta, con il solo documento di identità di Joy, sottratta alla madre Liyan Zheng; i caschi, una maglietta nera e lo scooter Sh 300 abbandonati dagli assassini vicino alla stazione Casilina, a pochi chilometri dalla casa dei Zheng. Sugli oggetti sono state rinvenute le impronte e tracce di Dna dei ricercati, uno dei quali si sarebbe ferito a una mano, lasciando macchie di sangue su alcune banconote.
La notizia dell'immagine di uno dei ricercati ripreso da una telecamera alla stazione Termini non trova conferme. L'unico filmato finora esistente riguarda la fuga dei due a bordo dello scooter subito dopo l'omicidio. La ripresa ha consentito di chiarire la dinamica del delitto ma non di identificare i criminali, individuati solo grazie a Dna e impronte. Il comandante provinciale dei Carabinieri, Maurizio Mezzavilla, ha ribadito la tesi di «una rapina degenerata in altro», aggiungendo che la moglie della vittima, ricoverata all'ospedale San Giovanni, «non ha potuto fornire molti elementi utili a causa dello stato di stress psico-fisico in cui versa». Ieri il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, si è recato a fare visita alla donna che, ancora sconvolta, non ha trattenuto la commozione. «Questa visita – ha detto il presidente – vuole essere innanzitutto un gesto di vicinanza affettuosa a una madre distrutta dal dolore per l'orribile assassinio del suo bambino e di suo marito, ma anche un gesto di amicizia verso il grande popolo cinese e di solidarietà verso una comunità che opera pacificamente e costruttivamente in Italia». Napolitano ha anche espresso soddisfazione per l'impegno con cui si stanno «conducendo le indagini». Sull'omicidio è tornato anche il ministro dell'Interno, Anna Maria Cancellieri: «È stato un drammatico fatto di due scellerati. Su Roma stiamo lavorando molto, la popolazione può stare tranquilla».
Quanto al presunto terzo uomo, ufficialmente gli inquirenti sembrano escludere, per ora, l'ipotesi del basista. In realtà le indagini proseguono. Nel mirino ci sarebbe un cittadino di Singapore. Intanto è quasi certo che giovedì si svolgeranno i funerali di Joy e del papà, per i quali il sindaco Gianni Alemanno ha annunciato il lutto cittadino.
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