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Questo articolo è stato pubblicato il 10 gennaio 2012 alle ore 06:41.
Si riapre la frattura tra Lega e Pdl sulle questioni giudiziarie. Oggi, infatti, i deputati del Carroccio dovrebbero dire sì alla richiesta di arresto per l'onorevole Nicola Cosentino, ex sottosegretario all'Economia nel governo Berlusconi, accusato dalla procura di Napoli di essere il referente del clan dei Casalesi. Un voto alla giunta per le autorizzazioni a procedere che dovrà poi essere ratificato dall'aula di Montecitorio, probabilmente già giovedì. Il sì all'arresto è stato annunciato da Roberto Maroni – «non c'è fumus persecutionis» ha sottolineato l'ex ministro dell'Interno - al termine del vertice della Lega a Milano in via Bellerio. Così in giunta i voti favorevoli dovrebbero diventare 12 (2 Fli; 5 Pd; 1 Idv; 2 Udc; 2 Lega), mentre i no resterebbero 9 (7 Pdl; 1 Misto-Mario Pepe; 1 Popolo e Territorio).
Sempre che il radicale Maurizio Turco decida di votare in sintonia con gli altri colleghi del Pd. In realtà nella stessa Lega si mettono le mani avanti: il deputato Paolini non esclude la possibilità di un voto difforme tra aula e giunta. Su «oltre mille pagine di richiesta di custodia cautelare - aveva osservato il parlamentare leghista - solo una trentina riguardano l'ex sottosegretario che, peraltro, in quasi 10 anni d'inchiesta non è mai stato ascoltato sino a poco tempo fa. Benchè lui ne avesse fatto richiesta più volte».
Accoglie «con rispetto» la decisione della Lega, pur non condividendola, il capogruppo del Pdl in giunta Maurizio Paniz, che del caso Cosentino è anche relatore. Mentre la decisione della Lega di votare a favore dell'arresto è per l'ex ministro Paolo Romani e buona parte del Pdl «una nuova rottura della vecchia maggioranza» possibile frutto, sostengono, di uno scontro tra Bossi e Maroni in seguito alle decisioni sul presunto "tesoretto" dei fondi investiti all'estero. Sarebbe stato «assurdo» invece, per Donatella Ferranti (Pd) che «uno come Paolini potesse dettare la linea a Maroni». È «impossibile - aggiunge - tenere insieme chi, come Maroni, plaude all'arresto di Michele Zagaria ed esalta il modello Caserta e chi, come Paolini, fa di tutto per salvare Nicola Cosentino accusato, proprio dai giudici del modello Caserta, di essere il referente politico nazionale dei casalesi».
La decisione del Carroccio, rincara la dose l'udc Pierluigi Mantini «segna una maggiore presa di distanza della Lega dal Pdl mostrando una volta di più di votare a seconda del momento politico: ieri con il Pdl, oggi contro». Nicola Cosentino è indagato per riciclaggio e altri reati con l'aggravante di aver agevolato gli interessi del clan camorristico dei Casalesi. Nei suoi riguardi, su richiesta dei pubblici ministeri di Napoli Antonio Ardituro, Francesco Curcio e Henry John Woodcock, è stata emessa dal gip Egle Pilla ordinanza di custodia cautelare in carcere. Il provvedimento è stato confermato il 15 dicembre scorso dal Tribunale del riesame, che ha ora depositato le motivazioni, trasmesse alla Camera.
L'inchiesta che, oltre a Cosentino, coinvolge altri 84 indagati, riguarda, per gran parte, il progetto per il centro commerciale «Il principe» intorno al quale si sarebbero realizzate, secondo l'accusa, una serie di operazioni illecite: dal «voto di scambio» all'irregolare concessione di un finanziamento di oltre cinque milioni di euro da parte di Unicredit, all'illecita concessione di autorizzazioni urbanistiche. Quel progetto di centro commerciale a parere dei giudici del riesame altro non era che «un tentativo di costruire un contenitore apparentemente "pulito" dove poter impiegare capitali mafiosi» del clan dei Casalesi («esempio da manuale di ricilaggio»). Cosentino, interrogato il 21 dicembre scorso dal gip, ha escluso qualsiasi sua attività illecita legata alle vicende di Casal di Principe.