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Questo articolo è stato pubblicato il 10 gennaio 2012 alle ore 19:16.

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Nicola Cosentino (Olycom)Nicola Cosentino (Olycom)

Aveva Salvato Marco Milanese, ma non Alfonso Papa, quando era ancora (formalmente) alleata del Pdl. Per l'ex braccio destro di Giulio Tremonti la Lega aveva detto no all'arresto sia in giunta che in Aula, per Papa invece aveva scelto l'astensione in giunta e poi il voto a favore a Montecitorio. Questa volta invece, venuto meno il vincolo del legame di maggioranza con il Pdl, ha subito detto sì all'arresto per Nicola Cosentino, in vista del voto a Montecitorio, giovedì.

Il caso Papa sollevò un polverone nel Pdl dal momento in cui Bossi disse che il parlamentare doveva andare in galera. Poi, dopo l'ok all'arresto, Berlusconi definì l'atteggiamento degli alleati «una vergogna». Molte cose da allora sono cambiate. La strada di pidiellini e leghisti si è separata nelle Aule della politica, ma è rimasta unita nelle amministrazioni nelle quali governano insieme.

Sull'esito finale del caso però ancora nulla è dato per scontato. Perché nel segreto del voto di giovedì (che verrà chiesto), resta aperto ogni scenario. Non è detto infatti che tutti i deputati del Carroccio confermino la posizione indicata nella Giunta per le Autorizzazioni della Camera, seguendo le decisioni della segreteria del partito. A questo punto però sarebbe difficile per i Lumbard spiegare alla base un cambio di rotta dei parlamentari, soprattutto nel caso fossero un certo numero a disobbedire ai vertici di via Bellerio.

Dal Pdl arrivano per i leghisti richiami a «rispondere alla propria coscienza e non al partito». Sono parole di Maurizio Paniz, capogruppo pidiellino nella Giunta per le Autorizzazioni della Camera. Dalla Lega il deputato Luca Paolini conferma le sue «perplessità sull'impianto accusatorio» e la sua «propensione per il no all'arresto».

Aggiunge che in Aula «il voto è individuale e segreto, quindi ciascun deputato farà quello che ritiene opportuno». Come lui, riferisce, anche altri nel partito hanno «espresso valutazioni diverse». Paolini precisa però che, con la decisione di oggi, «non ha vinto la linea Maroni, ma di tutta la segreteria».

Tra i più duri, nei toni, nel Pdl è Fabrizio Cicchitto, il quale si augura che «l'errore commesso in giunta venga corretto in Aula» e avverte gli (ex) alleati: «Se qualcuno pensa che operazioni di questo tipo non peggiorino il quadro e i rapporti politici, sbaglia in modo profondo».

Nicola Cosentino, ex sottosegretario del Pdl, è accusato dai magistrati campani di essere il referente politico del clan dei Casalesi. Coordinatore regionale del partito in Campania, inizia giovanissimo ad impegnarsi in politica: a 19 anni viene eletto consigliere comunale a Casal di Principe, poi consigliere provinciale a Caserta dove, successivamente, è assessore alla Pubblica Istruzione e più tradi (nel suo terzo mandato alla Provincia) all'Agricoltura.

Nel '95 viene eletto consigliere regionale in Campania e un anno dopo alla Camera dei deputati. Per Forza Italia nel '97 diventa coordinatore della provincia di Caserta e qualche anno dopo coordinatore regionale. Avrebbe voluto essere governatore, ma alle regionali del 2010 il centrodestra gli ha preferito Stefano Caldoro.

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