Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 11 gennaio 2012 alle ore 06:40.

My24

ROMA. Il Porcellum è una legge sbagliata, e anche stavolta la Corte costituzionale lo metterà nero su bianco. Questa è l'unica certezza che si raccoglieva ieri sera a Palazzo della Consulta, alla vigilia dell'udienza sui due referendum elettorali. Ancora incerto, invece, il verdetto finale, sebbene la bocciatura della consultazione popolare resti l'ipotesi più concreta, sostenuta dalla maggioranza dei 15 giudici costituzionali sulla base della precedente giurisprudenza.

La conta ufficiale è prevista nella tarda mattinata e, se non ci saranno ripensamenti dell'ultima ora, sancirà l'inammissibilità dei due quesiti referendari, lasciando al Parlamento campo libero per modificare la legge del 2005. Sulla carta, le forze politiche si dicono pronte, al di là della sentenza della Consulta. Ieri il segretario del Pdl Angelino Alfano ha annunciato a breve una proposta di riforma del suo partito, mantenendo fermo il sistema bipolare che consente ai cittadini di scegliere il presidente del Consiglio, la maggioranza e il relativo programma. Gli ha fatto eco il segretario del Pd Pierluigi Barsani, che ha chiesto ai partiti di «concordare un calendario per le riforme istituzionali e elettorale».

Stamattina i promotori del referendum - per bocca dei costituzionalisti Alessandro Pace e Federico Sorrentino - giocheranno le ultime carte nell'udienza davanti alla Consulta, forti di 1 milione e 200 mila firme raccolte a sostegno dei due quesiti referendari per abrogare il Porcellum, una legge che espropria i cittadini del diritto di scegliere i propri rappresentanti in Parlamento. Rilanceranno argomenti condivisi da quasi tutta la dottrina, tra cui quello che l'abrogazione del Porcellum per via referendaria non crea un vuoto normativo perché fa «rivivere» la precedente normativa, cioè il Mattarellum. Poi la Corte si chiuderà in camera di consiglio per decidere e votare. A palazzo della Consulta danno per scontato che il verdetto sarà reso noto con un comunicato stampa entro la serata.

A un certo punto, nel corso della giornata di ieri sembrava che la bocciatura di entrambi i quesiti (in ossequio a una giurisprudenza ritenuta costante e univoca) stesse perdendo quota, anche per la preoccupazione - crescente - che una sentenza di inammissibilità renda quasi impossibile svolgere un referendum elettorale e, quindi, comprometta l'effettività delle garanzie democratiche dei cittadini. Sembrava, insomma, che si stesse facendo strada la posizione favorevole all'ammissibilità, anche perché non esiste un precedente specifico in materia elettorale che escluda la «reviviscenza» delle norme precedenti a quelle abrogate per referendum e comunque, dopo la sentenza 24 del 2011 (in materia di «reviviscenza»), sono cambiati ben quattro giudici della Corte. In alternativa all'ammissibilità, era tornata in ballo anche l'ipotesi che la Corte sollevi d'ufficio la questione di legittimità costituzionale sul Porcellum e sospenda il giudizio sul referendum in attesa di decidere se quella legge è o meno conforme a Costituzione. Nell'uno e nell'altro caso, il Parlamento avrebbe avuto uno stimolo in più ad approvare rapidamente una nuova legge elettorale, evitando, se del caso, il referendum. Ma sembra che questa linea non abbia fatto breccia tra i giudici indecisi.

Salvo ripensamenti, quindi, la maggioranza della Corte dovrebbe votare contro i referendum perché, in caso di abrogazione del Porcellum, la «normativa di risulta» non sarebbe né chiara né coerente e quindi non garantirebbe, da sola, di andare alle elezioni. Nella motivazione della sentenza, però, la Corte segnalerebbe al Parlamento, seppur in due righe, che il Porcellum non va bene, è una legge «problematica», da cambiare, come peraltro scrisse già nel 2008 (senza essere ascoltata), quando osservò che «l'attribuzione del premio di maggioranza non è subordinato al raggiungimento di una soglia minima di voti e/o di seggi».

Shopping24

Dai nostri archivi