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Questo articolo è stato pubblicato il 11 gennaio 2012 alle ore 22:00.

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«Dalle carte» della magistratura su Nicola Cosentino «non esce niente, non esce una colpevolezza». Hanno tutta l'aria di un dietrofront le parole di Umberto Bossi che, sul caso, nel voto di giovedì a Montecitorio, pensa di lasciare libertà di coscienza. È un liberi tutti (arrivato forse dopo un incontro con Silvio Berlusconi) che stride con la posizione dell'altro leader leghista, Roberto Maroni, il cui punto di vista è stato accolto dalla segreteria federale (a cui ha partecipato anche Bossi), lunedì scorso in via Bellerio. Tanto che i due rappresentanti della Lega nella Giunta delle Autorizzazioni della Camera martedì hanno votato a favore dell'arresto dell'ex sottosegretario Pdl.

Con poca convinzione, però, visto che nel Carroccio i mal di pancia per diversi deputati non si placano. Alcuni parlamentari leghisti rimarrebbero infatti propensi a votare in Aula contro l'arresto di Cosentino. Il più esplicito è stato Luca Paolini (uno dei due membri leghisti della Giunta), il quale si è detto «personalmente orientato a votare contro l'arresto». Lette le carte è convinto che «la consistenza delle accuse» sia «molto fragile». Come lui dovrebbero votare contro la custodia cautelare per Cosentino anche Giacomo Chiappori («Voterò contro l'arresto, a meno che non sia Bossi in persona a chiedermi di cambiare linea») e Paola Goisis (a La Zanzara su Radio 24: «Sono contro l'arresto preventivo. Voterò contro l'arresto di Cosentino». «Maroni porterà le conseguenze delle sue affermazioni»).

In queste ore continua il pressing non solo sul Carroccio ma anche sull'Udc da parte del Pdl. Che pur di garantire una ciambella di salvataggio al coordinatore regionale campano minaccia conseguenze sulla tenuta della coalizione che sostiene il governo Monti. Silvio Berlusconi è impegnato in prima persona per trovare una soluzione al caso. E secondo i pidiellini sarebbero una ventina i deputati leghisti in crisi di coscienza.

Roberto Maroni avrebbe chiesto ai suoi di rispettare il mandato della segreteria del Carroccio, votando per il sì, anche per evitare di dare segnali di divisioni interne e spaccature nella Lega.
Intanto l'avvertimento che risuona dal Pdl fino ai Lumbard dice che «strappare» su Cosentino porterebbe a un «suicidio politico».
Fabrizio Cicchitto, capogruppo del partito, è tornato a mettere in guardia «dai vari Ponzio Pilato in Parlamento», augurandosi che «la Camera rovesci il voto in Giunta, altrimenti è evidente il colpo negativo al quadro politico generale».

Difficile fare pronostici su quello che potrebbe accadere domani in Aula. Quasi certamente verrà chiesto il voto segreto, allora potrebbe succedere di tutto.
Mentre Nicola Cosentino fa sapere di essere pronto, anche prima del voto, a fare un passo indietro come coordinatore. Ma ribadisce la sua innocenza assicurando che quella «contro» di lui è solo «una decisione politica».

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