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Questo articolo è stato pubblicato il 11 gennaio 2012 alle ore 08:28.
L'ultima modifica è del 11 gennaio 2012 alle ore 08:53.

Il parere di Anas Azrak non è da sottovalutare: lui è un musulmano sunnita sposato a un'alauita e lavora per una tv sciita. «Mia figlia di 12 anni in questi giorni per la prima volta mi ha chiesto se è alauita o sunnita. Domande come queste lasciano intravedere cosa può accadere in questo Paese: un conflitto settario e confessionale».
Un pericolo che viene evocato costantemente anche fuori, dai nemici di Damasco, come la Turchia di Erdogan, i sauditi e gli israeliani, che occupano dal '67 le alture siriane del Golan. E forse anche loro temono che dopo la scomparsa di Hafez Assad, capace di mantenere un equilibrio instabile ma controllato, la Siria di Bashar sia diventata un po' come la Jugoslavia del dopo Tito: vorranno scoperchiare, dopo il Libano e l'Iraq, un altro vaso di Pandora ai loro confini?
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