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Questo articolo è stato pubblicato il 11 gennaio 2012 alle ore 14:58.

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Mario Monti (Ap)Mario Monti (Ap)

Sarà una battaglia simile a quella tra Margaret Thatcher e i minatori inglesi negli Anni '80. Così il Guardian preannuncia l'epico scontro in arrivo per il governo di Mario Monti. Con una differenza rispetto alla Lady di Ferro: il nuovo governo "tecnocratico" italiano dovrà combattere su due fronti: da un lato i monopoli e gli interessi costituiti, al centro di un'offensiva di liberalizzazione, dall'altro i sindacati, in subbuglio per le riforme delle leggi sul lavoro.

Per il Guardian, il governo Monti sembra avviato verso una "resa dei conti" con i sindacati, mentre prepara il decreto legge che dovrà "spazzare via monopoli, pratiche restrittive e accordi esclusivi". Il quotidiano britannico cita le dichiarazioni fatte in tv, a "Porta a porta", dal sottosegretario alla Presidenza Antonio Catricalà, che ha annunciato le misure di liberalizzazione entro il 20 gennaio. Il governo – scrive John Hooper - ha in programma "un attacco ampio e rapido agli interessi costituiti della società italiana".

Una "battaglia decisiva" che evoca precedenti thatcheriani e ha già provocato "i primi segnali di resistenza", come lo sciopero selvaggio dei tassisti all'aeroporto di Linate poche ore dopo l'apparizione televisiva di Catricalà.

Le misure di liberalizzazione – sottolinea il Guardian - avrebbero "effetti profondi, non solo sull'economia ma sulla forma e sulla struttura della società italiana". Nel mirino del governo, "gli accordi esclusivi tra compagnie petrolifere e stazioni di servizio, gli accordi che restringono il numero di chimici e notai e il monopolio di fatto di cui beneficia Trenitalia". Catricalà ha detto che il decreto riguarderà anche banche e assicurazioni, "ma non ha specificato come", puntualizza il Guardian.

Inoltre – prosegue il quotidiano - Catricalà ha affermato che il governo ha escluso la privatizzazione di uno o più canali Rai. Ma "nel gergo anglicizzato che piace ai tecnocrati di Monti" ha promesso misure di "efficientamento". Negli otto anni al potere - conclude il Guardian – Silvio Berlusconi e i suoi seguaci hanno avuto un ascendente spaventoso sulla Rai. "La paura che il nuovo governo possa erodere la loro influenza sui media ha causato inquietudine nel partito di Berlusconi, il Pdl".
Oltre ai fronti interni, ci sono quelli esterni. E anche qui, "Per Mario Monti, comincia il più duro", titola Les Echos.

Il corrispondente del quotidiano francese, Guillaume Delacroix, parla del "primo grosso errore di comunicazione" commesso da Monti, che la scorsa settimana nell'intervista a Le Figaro aveva affermato che gli italiani hanno accettato "con flemma quasi britannica" le misure di rigore e ora ha tentato di convincere il cancelliere tedesco Angela Merkel che "il rigore ha i suoi limiti e lo Stivale è incapace di ingoiare ogni supplementare pillola amara". "Il Paese è oggi sull'orlo dell'asfissia", scrive Les Echos. "Non è assolutamente in grado di fornire lo sforzo di riduzione del debito" contemplato dal trattato di unione economica rafforzata che la Merkel e Nicolas Sarkozy sperano di firmare al prossimo vertice europeo.

La norma dell'articolo 4 della bozza di nuovo trattato prevede che gli Stati firmatari riducano l'indebitamento al 60% del Pil al ritmo del 5% all'anno. Per l'Italia, ciò significherebbe uno sforzo di rigore di bilancio annuale di 45-50 miliardi di euro. E gli italiani devono ancora digerire le manovre in corso, un dispositivo "già colossale". Poiché – continua Les Echos – il governo di Roma ha l'ambizione di arrivare al pareggio di bilancio l'anno prossimo, per l'Italia si tratta di rinviare al di là del 2014 l'avvio del futuro regime europeo di riduzione del debito. Una moratoria di tre anni cui – sottolinea il quotidiano francese - la Germania rischia di opporre il suo veto, appoggiata dai Paesi del Nord.

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