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Questo articolo è stato pubblicato il 12 gennaio 2012 alle ore 08:12.

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La decisione è presa: il popolo dei tassisti si fermerà lunedì 23 gennaio per protestare contro le misure di liberalizzazione che il governo s'appresta a varare. La scelta per lo stop nazionale è maturata ieri a Bologna dove si era riunito il «parlamentino» delle 19 sigle fra sindacati e cooperative del settore. La mobilitazione prevede per lunedì prossimo un'assemblea al Circo Massimo a Roma e una settimana dopo lo sciopero nazionale.

Secondo la maggioranza della categoria anche questa volta, con un'azione forte e unitaria, si riuscirà a fermare, come è avvenuto nel 2006, una serie di interventi giudicati «destabilizzanti». Sempre lunedì una delegazione di tassisti si concentrerà davanti alla sede dell'Antitrust per «contestare i dati falsi sulle licenze» che sono stati diffusi. Appresa la notizia del fermo è stata immediata la reazione delle associazioni dei consumatori: per il Codacons è «una protesta del tutto infondata», mentre per l'Adoc «le liberalizzazioni devono essere adottate in tutti i settori».

Una delle ultime bozze del decreto circolate ieri confermava l'impianto della nuova regolazione su cui vigilerà la nuova Autorità dei trasporti. Viene aumentato il numero delle licenze con compensazione una tantum a favore dei tassisti attuali utilizzando gli introiti delle aste per le assegnazione di nuove licenze oppure attribuendone a chi già possiede una licenza, con la facoltà di rivenderla o darla in affitto. Previsto poi il rilascio di più licenze a un solo operatore, licenze part-time, maggior flessibilità negli orari e libertà di esercitare il servizio anche fuori dall'area di licenza. Previsto, infine, lo sviluppo di taxi a uso collettivo e una maggiore libertà nella fissazione delle tariffe e della loro pubblicizzazione.

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