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Questo articolo è stato pubblicato il 12 gennaio 2012 alle ore 14:45.

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Berlusconi: un voto da paese civile. Bersani: la Lega darà spiegazioni. Determinanti i sei no dei radicali. Nella foto Nicola Cosentino all Camera durante la discussione sull'autorizzazione all'arresto del deputato (Ansa)Berlusconi: un voto da paese civile. Bersani: la Lega darà spiegazioni. Determinanti i sei no dei radicali. Nella foto Nicola Cosentino all Camera durante la discussione sull'autorizzazione all'arresto del deputato (Ansa)

Soddisfatto il leader Pdl Silvio Berlusconi, che definisce la votazione della Camera relativa alla richiesta di arresto del deputato Nicola Cosentino una «decisione giusta in linea con la Costituzione, da Paese civile». La decisione del Parlamento «conferma il processo, che continuerà regolarmente senza intoppi. Il parlamentare Cosentino lo affronterà da uomo libero, come è giusto che sia», ha detto il leader Pdl. A lui si è unito Alfonso Papa, il parlamentare del Pdl per cui l'aula aveva votato a luglio la richiesta d'arresto e che ha trascorso oltre 100 giorni in carcere: «Con Cosentino ci siamo abbracciati forte, è stata una grande gioia. Ora mi auguro - ha aggiunto Papa - che questo voto costituisca un passaggio utile affinchè il nostro Paese possa essere più garantista e attento ai diritti di tutti». Berlusconi ha poi sottolineato di non aver convinto lui Bossi a lasciare libertà di coscienza sul voto, «è che le cose erano di per sé convincenti, perché il fumus persecutionis era chiaro».

Il partito del Carroccio è stato oggi attraversato da momenti di forte tensione. Bossi ha scelto di non prendere parte al voto, non entrando in aula, facendo così seguito al suo invito di ieri ai suoi di votare con libertà di coscienza. «La storia della Lega non è mai stata forcaiola», ha poi detto commentando le decisioni del partito al voto su Cosentino. Un partito che su questa vicenda ha ripreso le vecchie divisioni, assopite da quando il Carroccio ha deciso di far parte dell'opposizione al governo Monti: dopo la proclamazione del risultato, infatti, tra i deputati del Carroccio è stato visibile il gelo fra gli uomini vicini a Roberto Maroni e quelli dell'ala bossiana. Anche se poi lo stesso Maroni ha smussato le tensioni dicendo che «non ho condiviso la posizione di lasciare libertà di voto. Io ero favorevole all'arresto. Ma non c'è nessun disaccordo con Bossi». Tuttavia, si chiede Maroni, «l'elettorato della Lega capirà? «Non lo so, io ho ricevuto molti messaggi negativi su questa posizione». «Sono comunque pochi i leghisti che lo hanno salvato», ha rivelato.

Dai pm di Napoli che stanno indagando su Cosentino arrivano parole di rispetto per la decisione del Parlamento: «Il commento è uno solo, rispettiamo la decisione del parlamento ma andremo avanti per la nostra strada», ha detto Francesco Curcio, uno dei due pm titolari dell'inchiesta «Il principe e la scheda ballerina». Mentre è ovviamente soddisfatto il legale di Cosentino, Stefano Montone: «Crediamo di aver fornito elementi di riflessione alla Camera sul merito della vicenda e sulla consistenza delle prove, anche se la decisione dell'Aula è su un discorso extragiudiziario»

Decisivi per la vittoria del no sarebbero stati i sei voti contrari dei deputati radicali presenti in aula, quando il loro partito ospitante, il Pd, ha votato compattamente sì. Se i 6 deputati radicali avessero votato a favore della richiesta di arresto, questa sarebbe stata accolta con 304 voti (i 6 radicali più i 298 della votazione effettiva). Nello stesso tempo i "no" all'arresto sarebbero diminuiti da quota 309 a quota 303. La votazione si sarebbe conclusa con 304 voti favorevoli all'arresto e 303 contrari.
«Purtroppo dobbiamo constatare che il voto dei radicali, motivato politicamente, è stato determinante. È un'altra ferita, l'ennesima», ha detto il capogruppo del Pd Dario Franceschini. Mentre il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, uscendo dall'emiciclo ha detto che «la Lega lo spiegherà, chiedere alla Lega...».

««Il voto di oggi su Cosentino è stato un grave errore politico. E l'applauso dopo la proclamazione del voto è stato l'eutanasia del Parlamento, un
suicidio in diretta», ha detto il leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini, che subito dopo il voto di Montecitorio era stato molto più blando nel suo giudizio, ricoscendo in ogni caso la sovranità del voto parlamentare. Ancora più duro il giudizio di Antonio Di Pietro, leader dell'IdV, che definisce l'episodio di oggi «non un atto parlamentare ma un mercato delle vacche, con tutto il rispetto per le vacche», lanciando anche un appello al presidente della Repubblica perché oltre ad essere «garante del Parlamento è anche il garante della legalità. Questo Parlamento non può rimanere dove è un minuto di più». E si vada quindi alla elezioni.

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