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Questo articolo è stato pubblicato il 14 gennaio 2012 alle ore 09:29.

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Sulle norme di liberalizzazione delle professioni resta alta la tensione. Non solo per effetto delle preoccupazioni che arrivano un po' da tutti i professionisti, anche se alle proteste molti cercano di accompagnare le proposte, consapevoli, per forza o convinzione, della necessità di un cambiamento. Anche nel governo le acque sono almeno increspate. Il Consiglio dei ministri è stato occasione per un primo faccia a faccia tra il ministro della Giustizia Paola Severino e il sottosegretario alla Presidenza del consiglio Antonio Catricalà. A quest'ultimo si deve infatti anche questa parte della bozza di decreto legge che, in parte (vedi versante tariffe, per esempio), ricalca gli ammonimenti di un'altra stagione dello stesso Catricalà, quella vissuta da presidente dell'Antitrust.

Poco è trapelato dal confronto, ma è prevedibile che non sia stato del tutto tranquillo. Paola Severino, infatti, sul fronte delle professioni, aveva più volte dato rassicurazioni, negli incontri più o meno formali di queste settimane, di non volere procedere a colpi di mano. Anzi, di volere osservare quanto stabilito nella manovra d'agosto e cioè l'affidamento all'esecutivo di un pacchetto di regolamenti, da condurre in porto entro l'estate, con cui disciplinare la materia nel rispetto della specificità di ogni professione.

Una linea che aveva tranquillizzato, almeno in parte, gli Ordini. E che ora però viene smentita dai fatti, rialzando i toni della polemica e dell'insoddisfazione in categorie cruciali per l'amministrazione della giustizia come gli avvocati. E allora è difficile evitare di pensare che sia stato solo il caso o "impegni di governo" ad avere provocato il rinvio dell'incontro che Severino aveva in programma con tutte le rappresentanze dell'avvocatura. Un incontro che si sarebbe dovuto svolgere nel pomeriggio di giovedì, a poche ore dalla diffusione delle prime anticipazioni del testo del decreto. Sarà magari un eccesso di dietrologia, ma è ugualmente arduo evitare la suggestione di un ministro che non ci tiene più di tanto a passare per il San Sebastiano della circostanza, trafitto dagli strali dei legali per un pacchetto di norme di cui non porta in maniera diretta la responsabilità.

Così, adesso si riapre la discussione sulla versione finale delle norme che dovrà essere varata dal Consiglio dei ministri della prossima settimana. Resteranno quelle attuali? Verranno stralciate o solo modificate?

Intanto le professioni tornano sull'orlo di una crisi di nervi; si protrae la stagione di uno scontento che non sembra avere fine. Mettendo in difficoltà un ministro che stava puntando a portare a casa anche altri interventi, come quelli sulla giustizia civile o sulle circoscrizioni giudiziarie, provando a creare un minimo di consenso, sul fronte interno, sulle cose da fare, piuttosto che un sicuro dissenso su questioni a elevato tasso ideologico e basso contenuto pratico.

Durante la prossima settimana è certo che si farà sentire con forza il pressing delle professioni sulla politica. Ma gli avvocati (che da tempo sollecitano il Parlamento a farsi carico della riforma dell'ordinamento forense da tempo incagliata alla Camera dopo avere ricevuto il sì del Senato) intanto giocano d'anticipo e hanno già annunciato due manifestazioni unitarie: una al Nord il 21 gennaio, da tenersi a Milano e l'altra al Sud, a Napoli il 23. Date scelte non a caso perché cadono nei giorni successivi a quello in cui (presumibilmente) dovrebbe essere approvato il provvedimento.

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