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Questo articolo è stato pubblicato il 13 gennaio 2012 alle ore 23:29.

Il leader della Lega Nord, Umberto Bossi, ha sospeso tutti gli incontri pubblici di Roberto Maroni. Nessun comizio cui partecipi da solo l'ex ministro dell'Interno potrà essere organizzato dal Carroccio. La decisione è stata comunicata al consiglio direttivo della Lega lombarda che si è riunito in via Bellerio. È la resa dei conti, dopo il voto a Montecitorio su Nicola Cosentino e la spaccatura tra i leghisti. Bossi si era pronunciato per il no all'arresto e aveva lasciato libertà di voto secondo coscienza ai suoi, nonostante la presa di posizione della segreteria Lumbard (alla quale aveva partecipato pure il Senatur) per il sì alla custodia cautelare dell'ex sottosegretario Pdl, come annunciato da Roberto Maroni.
L'ex ministro non l'avrebbe presa bene.
Se pensano che io esco dalla Lega si sbagliano di grosso, andremo alla conta, avrebbe detto ai suoi Maroni. Ancora più duro il giudizio di un maroniano: «Questo gruppo vale il 99% del partito e il 100% della base, non ci fermeranno».
Anche se il segretario federale subito dopo il voto di giovedì aveva provato a minimizzare, nella Lega si respira aria da resa dei conti finale, tra Maroni e i cosiddetti 'cerchisti' vicini a Bossi.
I riflettori ora sono puntati sulla manifestazione annunciata per domenica 22 a Milano. Alcuni leghisti vicini al cerchio magico temono contestazioni e qualcuno azzarda sanzioni per chi presenti striscioni o intoni cori per 'Maroni segretario'.
Il clima è tesissimo.
Ancora una volta la delusione va in scena su Radio Padania. Il filo diretto con gli ascoltatori, condotto da Roberto Ortelli, ha dato voce allo sdegno della base per il salvataggio di Nicola Cosentino nell'Aula della Camera. Perchè la «Lega ha salvato un camorrista?», chiede un ascoltatore.
Un altro invita il Senatur a «vergognarsi» per aver lasciato libertá di coscienza. Le prove, protestano in diretta i militanti lumbard, sarebbero saltate fuori «se voi aveste avuto la dignitá di consegnare Cosentino alla magistratura». Numerosi anche gli sms, letti in diretta: «Lega mafiosa, non ti voterò più»; il 22 gennaio, in piazza, «inneggiate alla camorra», scrive un altro ascoltatore.
Sul Facebook si è consumato lo scontro tra Roberto Maroni e Marco Reguzzoni.
L'ex ministro sul suo profilo ha postato: «Sono amareggiato e un pò deluso, ma non smetto di credere e di lavorare per la Lega che ho contribuito a costruire in oltre 25 anni di attività politica». Un modo per spiegare ai militanti che hanno apprezzato la sua scelta a favore dell'arresto di Cosentino, che continuerà a lavorare per «la Lega degli onesti, la Lega senza intrallazzi nè conti all'estero, la Lega che mi ha conquistato per i suoi ideali di onestà e trasparenza, per i suoi valori etici e per i suoi meravigliosi militanti».
A stretto giro gli ha risposto il capogruppo a Montecitorio: «Caro Roberto chi è causa del suo mal pianga se stesso. Queste polemiche servono a far passare in secondo piano le malefatte del Governo» e «sono convinto che solo smettendola di alimentare le falsità che i nostri nemici mettono in giro, riusciremo a conquistare la nostra libertà». Reguzzoni ha negato che ci sia una divisione all'interno della Lega: «Nessuno, compreso Maroni, ha contestato la linea di Bossi della libertà di coscienza» ma sulla sua bacheca i maroniani si sono subito fatti sentire: «Reguzzoni fuori dai ... maroni».
Il capogruppo dei deputati è poi stato smentito dal sindaco di Varese, Attilio Fontana: «È stato un grande dolore vedere che non si sia riusciti ad avere un atteggiamento unitario, un segnale brutto, che spero possa essere superato al più presto». Per Fontana i problemi che sono emersi con il voto su Cosentino «si devono risolvere all'interno del movimento, magari con la convocazione del congresso, sia a livello nazionale, sia a livello federale».
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