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Questo articolo è stato pubblicato il 14 gennaio 2012 alle ore 08:11.

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L'esposizione verso i Paesi dell'Est costa la tripla A all'Austria. Assieme al taglio della Francia è il downgrade di Vienna il colpo più duro alla credibilità dell'Europa.
Standard&Poor's ha deciso di tagliare di un gradino il giudizio di affidabilità sull'Austria portandolo da AAA ad AA+. A mettere in allarme l'agenzia di rating americana - già dall'inizio di dicembre, quando era stato annunciato un possibile downgrade - sono i debiti inesigibili ancora nel portafoglio delle banche del Paese. «In Austria il rischio che il Governo sia costretto a immettere nuove, addizionali risorse nel sistema finanziario si somma alle tensioni sistemiche che attraversano la zona euro», sostiene Standard&Poor's.
Le banche austriache, comprese Erste Group e Raiffeisen hanno impegnato più di 200 miliardi di dollari - l'equivalente di circa il 70% del prodotto interno lordo - in prestiti concessi a imprese e famiglie nei Paesi ex-comunisti, compresa l'Ungheria in crisi di liquidità e ormai lanciata verso il default se non verrà salvata da un prestito di Fmi e Ue. In questi giorni il governatore della Banca centrale di Vienna, Ewald Nowotny, commentando le difficoltà di Budapest ha precisato: «Non è un segreto che l'Austria e le banche austriache hanno un forte impegno in Ungheria. Il nostro coinvolgimento è di circa 30 miliardi di euro, compreso il debito sovrano. Ma le banche austriache hanno abbastanza capitale per sopportare questi impegni».
Vienna è consapevole di essere vulnerabile verso Est: nel tentativo di rassicurare gli investitori ha deciso di bloccare già dallo scorso novembre i nuovi prestiti ai Paesi dell'ex blocco sovietico. Dal 2009 ad oggi il Governo del cancelliere Werner Faymann ha iniettato nove miliardi di euro nel sistema bancario e ha dovuto nazionalizzare Kommunalkredit e Alpe-Adria-Bank International.
Anche la crescita dell'economia come nel resto del continente sembra più lenta di quanto si credesse solo qualche mese fa. L'istituto di ricerca Wifo di Vienna ha tagliato a fine anno le stime sostenendo che i tagli del Governo austriaco alla spesa finiranno per far aumentare la disoccupazione: nei nuovi dati diffusi dal Wifo, il Pil austriaco dovrebbe aumentare quest'anno dello 0,4%, contro la metà di quanto previsto in precedenza. A pesare - secondo S&P's - anche le difficoltà di un partner commerciale come l'Italia.
La coalizione di Governo formata da socialdemocratici e popolari sta cercando di introdurre nella Costituzione principi che permettano di frenare il deficit del bilancio pubblico ma non è ancora riuscita a trovare la maggioranza dei due terzi in Parlamento necessaria per modificare la carta nazionale.
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