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Questo articolo è stato pubblicato il 14 gennaio 2012 alle ore 11:49.

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«Eravamo a cena alle 21 e verso le 21.30 abbiamo sentito un grandissimo botto, un forte rumore e poi è mancata la luce. È scoppiato il panico: le stoviglie cadevano, la gente urlava. Poi, quando è tornata la luce, abbiamo ben sperato e ci siamo rasserenati da soli, visto che a bordo non ci avevano comunicato nulla e sembrava non ci fosse nessun allarme. Poi la nave ha iniziato a inclinarsi».

È la testimonianza di Patrizia Perilli, una giornalista dell'agenzia di stampa Adnkronos che si trovava a bordo della nave Costa Concordia, arenatasi ieri nei pressi dell'Isola del Giglio dopo, a quanto riferito dalla passeggera, avere urtato uno scoglio. «I residenti dell'Isola hanno detto di avere visto la nave avvicinarsi troppo alla costa e di avere capito subito che qualcosa non andava».

A chi, dopo l'ordine di evacuazione, chiedeva informazioni, è stato riferito che c'era «un guasto elettrico, ma tutto il personale di bordo non sapeva una parola di italiano, non riuscivamo a chiedere aiuto o a fare capire loro che qualcuno, come una donna incinta, aveva bisogno di soccorso». Quanto la nave ha iniziato a inclinarsi, «c'era gente che si è buttata già dai parapetti in mare per la paura. Per questo sono morti, annegati e per l'ipotermia. Due morti li ho visti io», ha riferito Perilli sottolineando che c'è stata anche molta difficoltà al momento di calare le scialuppe, perchè l'inclinazione della nave rendeva difficilissime le operazioni. A soccorrere per primi i passeggeri sono stati i pescatori.

E se la popolazione dell'isola, dove sono stati trasportati i passeggeri, «è stata fantastica, hanno riaperto i negozi, ci hanno portato coperte, da mangiare, da bene, con grandissima solidarietà, ci aperto gli alberghi che erano chiusi», molti dubbi restano sulla gestione dei soccorsi: «La prima plancia è arrivata all'isola alle 23.15, l'incidente si è verificato alle 21.40 - ha spiegato - è passato troppo tempo. Sulla carena c'è uno squarcio di 70 metri e dentro ci sarebbe ancora lo scoglio, ce lo siamo trascinato dietro».

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