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Questo articolo è stato pubblicato il 15 gennaio 2012 alle ore 17:14.

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MILANO - Sarà un esordio non facile quello dell'Area C a Milano, la nuova zona a traffico limitato nel centro storico, introdotta dalla giunta Pisapia. E non solo perché tra i cittadini la polemica, come era prevedibile, sta già montando, visto che a ogni ingresso dovranno pagare 5 euro a prescindere dalla qualità del motore della propria vettura.

Ma anche perché l'avvio delle nuove misure coincidono per la città con un momento di caos: le proteste dei taxisti, che il 23 gennaio sciopereranno, e le sfilate della moda uomo, che proseguiranno fino a martedì. È facile ipotizzare che il traffico in città questa settimana sarà molto difficoltoso, e anche costoso per chi sarà costretto ad utilizzare la propria auto.

Vediamo praticamente in cosa consiste la misura. Da domani a Milano l'Area C entra in vigore in via sperimentale per 18 mesi, e si applica da lunedì al venerdì dalle 7 e 30 alle 19 e 30, mentre sarà garantita la circolazione libera nel week end e durante i festivi. Complessivamente si applicherà dunque per 180 giorni all'anno. Ogni vettura pagherà per ogni ingresso nella cerchia dei Bastioni 5 euro (il doppio rispetto al vecchio Ecopass, che ha cessato di esistere dal 1° gennaio). L'imposta è estesa a: veicoli a benzina Euro 0, veicoli a diesel Euro 0,1,2 e, se privi di filtri antiparticolato, anche Euro 3. Sono invece esclusi le moto e i motocicli, i veicoli elettrici e, fini a fine 2012, veicoli ibridi, bifuel, a metano e Gpl (consultare per ulteriori dettagli e per la registrazione il portale www.areac.it). Per gli 80mila residenti del centro il costo è ridotto: avranno 40 ingressi gratuiti e successivamente una tariffa di 2 euro. Infine, due opzioni per le auto di servizio: o 3 euro o 5 euro comprensivi di 2 ore di sosta gratuita.

Insomma, l'Area C non è certo popolare, e rischia di essere punitiva soprattutto per le persone che vivono in centro, e che si ritroveranno a pagare per rientrare a casa in auto, e per le persone che svolgono attività dentro la cerchia dei Bastioni, che dovranno pagare ogni giorno per andare a lavoro. Inoltre l'imposta è difficile da digerire anche per un altro motivo: la ratio della misura è spingere i cittadini ad utilizzare di più i mezzi pubblici, il cui biglietto ha però avuto da settembre un rincaro del 50% (fatti salvi gli abbonamenti e le fasce protette di giovani e anziani).
Non a caso, dunque, l'opposizione di centrodestra ha già avviato la raccolta delle firme per promuovere un referendum finalizzato alla cancellazione della Congestion Charge già da lunedì scorso, e domani i banchetti saranno posti in modo simbolico davanti a Palazzo Marino, sede comunale, con l'obiettivo di arrivare rapidamente a 30mila adesioni. Sarà quindi facile aspettarsi una settimana di battaglie e polemiche, sia dentro le aule del Comune che in città.

«Siamo contrari alla misura perché si è già visto che altrove non ha dato i risultati sperati, come a Londra. È una misura ideologica, che punisce i cittadini, che a Milano già quest'anno sono vessati dalle nuove tasse. I dubbi sono già stati evidenziati dall'Ecopass, quindi inutile insistere - dice Carlo Masseroli, capogruppo del Pdl in consiglio comunale, a capo della manifestazione anti-Area C - L'alternativa può essere solo rivedere il piano parcheggi e la tariffazione e investire nelle nuove tecnologie. Questa misura risparmia solo quei privilegiati che vivono e lavorano in centro, tra cui lo stesso sindaco». Le critiche arrivano anche da cittadini noti, come il direttore del Teatro di San Babila Gennaro D'Avanzo, che sottolinea come entrando tutti i giorni per lavorare in centro si ritroverà a pagare almeno 1.100 euro all'anno.

La giunta Pisapia contrappone due o tre argomenti politici: l'Area C era uno dei principali punti del programma elettorale; ai referendum ambientalisti dello scorso giugno si sono recati a votare 500mila milanesi (su 1,2 milioni di residenti), e di questi l'80% si è espresso a favore dell'Area C; la Congestion Charge non è altro che il rafforzamento del percorso già avviato con l'Ecopass, una misura simile, per quanto molto più blanda, introdotta dalla precedente giunta di centrodestra. «Questo è l'inizio di un percorso che punta al rafforzamento dei mezzi pubblici. Partiamo da qui e vedremo come decongestionare la città», dice Carmela Rozza, capogruppo del Pd in consiglio comunale.

Palazzo Marino ha delle aspettative ambiziose: il 20% di emissioni di Pm10 in meno, il 25% di traffico cittadino in meno e soprattutto 30 milioni all'anno in più, da spendere tutti per il rafforzamento del trasporto pubblico. Dall'altra parte, già ora si prevedono 3mila passeggeri nei mezzi pubblici in più al giorno, per cui già da quest'anno saranno necessari 9 milioni di investimenti.

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