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Questo articolo è stato pubblicato il 15 gennaio 2012 alle ore 08:11.

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Certo il doppio declassamento del nostro rating è una mazzata, per molti versi ingenerosa ed eccessivamente severa, sferrata per giunta dopo due incoraggianti collocamenti dei nostri titoli del debito pubblico. «È stata una sberla» - secondo il commento del ministro del Lavoro Elsa Fornero - «che ci riporta indietro rallentando il recupero». Non per questo «il Paese deve scoraggiarsi, anzi deve andare avanti sulla strada delle riforme».

Metabolizzata la bocciatura di Standard and Poor's, il governo ha deciso in sostanza di rispondere con i fatti. Il presidente del Consiglio, Mario Monti ha discusso delle prossime mosse con il governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, il vice ministro dell'Economia, Vittorio Grilli e il ministro per lo Sviluppo economico, Corrado Passera. Occorre dare «segni di determinazione».

In mattinata, un primo scambio di battute con il Papa, nel corso della visita in Vaticano, ha riguardato il suo recente incontro a Berlino con il cancelliere tedesco Angela Merkel. «In Germania tempo brutto ma clima buono. È importante dare sin dall'inizio il segno di una certa determinazione», ripete. Come dire che l'Italia ritiene di aver fatto la sua parte, con la manovra di stabilizzazione dei conti pubblici, e ora punta sulle misure in cantiere sul fronte delle liberalizzazioni e del mercato del lavoro. Ma è del tutto evidente che a questo punto la risposta alla crisi non potrà che essere in primo luogo europea, e dunque appaiono decisivi i prossimi appuntamenti in agenda.

Le aperture della Merkel sul fondo «salva Stati» vanno per Monti nella giusta direzione. Apprezzamento anche sullo stato di avanzamento delle modifiche e integrazioni al nuovo «fiscal compact», soprattutto laddove si ribadisce l'importanza degli altri «fattori rilevanti», e non solo della consistenza del debito pubblico per valutare la sostenibilità complessiva di un Paese. È la posizione italiana. Occorre un passo in più, poiché è l'intera Eurozona ad essere sotto attacco.

Del resto - ha sostenuto già nella prima reazione a caldo al declassamento del nostro rating - la lettura delle motivazioni che hanno indotto S&P ad attribuire al nostro merito creditizio un modesto BBB+ conferma che sull'azione intrapresa dal governo viene espresso un giudizio positivo. La politica italiana «è profondamente cambiata», ma i progressi «non sono sufficienti a superare i venti contrari», ha confermato ieri Moritz Kraemer, direttore generale di Standard & Poor's. Il rifinanziamento di Italia e Spagna «va al di là della portata dell'Efsf. I due Paesi sono i più vulnerabili a rischi sistemici».

Monti ne discuterà domani con il presidente permanente dell'Unione europea, Herman Van Rompuy, in visita a Roma, nel corso della quale si farà il punto sulla reazione al declassamento del rating, di fatto, dell'intera Eurozona. La Germania non può certo dormire sonni tranquilli solo perché ha conservato la tripla A. Servono risposte immediate e una «Bce forte». In poche parole occorre superare le residue resistenze della Germania. Monti guarda a Berlino, ma anche a Parigi e a Londra. I risultati del suo tour europeo saranno percepibili al termine dei prossimi appuntamenti europei, a partire dall'incontro con David Cameron di mercoledì prossimo, per poi proseguire con l'Eurogruppo del 23 gennaio e con il vertice europeo del 30.

Nel pressing su Berlino Monti potrà contare su un Nicolas Sarkozy indebolito dalla perdita della «tripla A» e sulla forza del nuovo "triunvirato" Germania-Francia-Italia.

Nella riunione con Visco, Grilli e Passera si è discusso di tempi e metodi delle riforme per la crescita. Misure da inserire in quadro europeo di rilancio dell'intera economia dell'eurozona. In poche parole non basta certo che l'Italia continui a fare «i compiti a casa», mentre l'edificio europeo continua a vacillare vistosamente.
Il declassamento da parte di S&P - sostiene il presidente della Camera, Gianfranco Fini - «è una bocciatura all'Eurozona, non dell'Italia. Al governo Monti si riconosce, anche a livello internazionale, il coraggio e la capacità di aver aggredito le situazioni pregresse».

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