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Questo articolo è stato pubblicato il 17 gennaio 2012 alle ore 07:18.

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Abolire le tariffe là dove ancora previste, senza stabilire un 'prezzo' di riferimento che consenta al cliente di orientarsi e di avere un'idea di quanto può costare una prestazione professionale, non sarà utile ai consumatori.

Cominciare i tirocini già durante il periodo degli studi universitari può presentare dei vantaggi in termini di avvicinamento alla professione, ma le università non sempre sono in grado di organizzare tirocini che siano formativi come la pratica full-time in studio.

Liberalizzare i servizi professionali, poi, non può coincidere con una deregulation totale, quanto mai pericolosa in settori come la tutela della salute e della legalità e stabilità dei rapporti fra cittadini. Il Governo non può procedere, in questo campo, se non attraverso un confronto con le categorie e con le loro specificità. Per rilanciare la crescita, infine, ciascun Ordine ha la sua ricetta ma le esigenze chiave sembrano sostanzialmente l'innalzamento del livello culturale e tecnico della formazione, il finanziamento della ricerca, la semplificazione della burocrazia, l'efficacia dei controlli della pubblica amministrazione sulle prestazioni tecniche.

L'iniziativa
È quanto rivela il forum con le categorie professionali organizzato dal Sole 24 Ore proprio nei giorni più caldi del confronto sulle liberalizzazioni. Mentre il Governo ha ripreso in mano con decisione l'ipotesi di intervenire sulle professioni e il ministero della Giustizia Paola Severino ha convocato gli Ordini sottoposti alla propria competenza (si veda l'articolo a pagina 13), «Il Sole 24 Ore» ha fatto quattro domande (si veda il testo dei quesiti in questa stessa pagina) a 25 presidenti di categorie professionali, invitandoli a dare indicazioni sui temi caldi di queste settimane. Sotto esame sono finiti, così, gli interventi sulle tariffe, con le possibili conseguenze per le categorie e la possibilità di anticipare il tirocinio all'università.

A questi quesiti di carattere contenutistico, legati alla stretta attualità, Il Sole 24 Ore ha aggiunto due richieste più generali: che cosa la categoria ritiene essenziale per il proprio sviluppo e quale errore il governo Monti dovrebbe cercare di evitare nel cammino, breve o lungo che sia, che porterà all'intervento sugli Ordini.
Dalle risposte (riportate a fianco) deriva una radiografia di desideri e paure, speranze e timori dell'universo professionale italiano.

La via della concertazione
Per quasi tutti i presidenti degli Ordini, l'errore più grave che il Governo potrebbe commettere è quello di procedere con un decreto sulle liberalizzazioni senza un vero confronto con le categorie professionali. La strada da seguire ‐ dicono insomma - non è l'abolizione degli Ordini, ma il loro adeguamento alle nuove esigenze della società. I farmacisti, ad esempio, propongono un aggiornamento del piano di studi per rilanciare la professione in ambiti nuovi: l'ospedale, la ricerca e l'industria.

Gli ingegneri invitano il Governo a evitare di adeguarsi al clima di 'caccia alle streghe' che si è creato attorno ai professionisti, che rischiano di essere indicati come i responsabili di «situazioni incrostate da anni di immobilismo». Il presidente dei notai, Giancarlo Laurini, mette in guardia l'Esecutivo dal procedere sulla strada di una «eccessiva deregulation all'insegna di una semplificazione emotiva e non ponderata», tenendo presente che il controllo notarile garantisce la certezza e la stabilità dei rapporti fra cittadini in 21 del 27 Paesi dell'Unione. Un invito che arriva al Governo da numerosi presidenti degli Ordini è quello di non equiparare l'attività professionale a quella imprenditoriale.
Sulle società fra professionisti, poi, c'è qualche apertura, ma a patto che siano superate le regole attuali, definite «un obbrobrio giuridico» dal presidente dei commercialisti Claudio Siciliotti. Il numero uno degli avvocati, Guido Alpa, mette l'accento sull'esigenza di «prevedere un sistema di imposizione fiscale che renda più agevole la costituzione di società fra professionisti».

Quanto al possibile intervento sui tirocini, per anticiparne l'inizio agli anni dell'Università, il presidente dei consulenti del lavoro e del Cup, Marina Calderone, sottolinea che «il collegamento tra professioni e percorso di studi universitario è fondamentale», pur essendo «insostituibile la pratica svolta presso gli studi». E gli agrotecnici fanno sapere di aver avviato già otto anni le prime convenzioni con le università.
Piuttosto che mettere l'accento sui tirocini, poi, molti presidenti preferiscono parlare di formazione continua e di investimenti sulla qualità dei corsi di studi e della ricerca, soprattutto nel campo scientifico.

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