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Questo articolo è stato pubblicato il 16 gennaio 2012 alle ore 14:29.

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Massimo Ponzoni (Ansa)Massimo Ponzoni (Ansa)

Nell'inchiesta sul crac della società Il Pellicano che ha portato la magistratura monzese a emettere cinque ordinanze di custodia cautelare (tra cui tre in carcere e due agli arresti domiciliari), tra cui una all'ex assessore regionale Massimo Ponzoni. Oltre all'accusa di bancarotta fraudolenta sono ipotizzati anche i reati di corruzione, concussione e peculato, appropriazione indebita e finanziamento illecito ai partiti. Il finanziamento illecito ai partiti è contestato in relazione al sostenimento di spese per la campagna elettorale dello stesso Ponzoni al consiglio regionale lombardo.

I militari della Guardia di Finanza di Paderno Dugnano e del Nucleo di polizia tributaria di Milano hanno dato esecuzione alle altre ordinanze di custodia cautelare nei confronti di Antonino Brambilla, vice presidente e assessore della Provincia di Monza e Brianza, già assessore all'urbanistica di Desio, dell'imprenditore bergamasco Filippo Duzioni, di Rosario Perri, già assessore della provincia di Monza e Brianza nonché dirigente del settore tecnico del comune di Desio ora agli arresti domiciliari e di Franco Riva, commercialista di Cesano Maderno, già sindaco e assessore all'urbanistica del comune di Giussano anche lui ai domiciliari.

L'indagine, iniziata alla fine del 2009, si è sviluppata su due fronti investigativi: reati contro il patrimonio (appropriazione indebita sfociata anche in ipotesi di bancarotta fraudolenta) e finanziamento illecito a esponenti politici «in relazione al sostenimento di spese, sia per la campagna elettorale di Ponzoni Massimo sia per fini personali, addebitate a una serie di compagini societarie, riconducibili sempre a Ponzoni e amministrate dall'allora socio e uomo di fiducia Pennati, anche attraverso il ricorso alle false fatturazioni». Due le società, Il Pellicano e Immobiliare Mais entrambe con sede a Desio, dichiarate fallite nel 2010, dal Tribunale di Monza, a seguito degli accertamenti condotti.

Sul fronte dei reati contro la pubblica amministrazione (più fatti di corruzione, concussione e peculato), emergerebbe la capacità di Ponzoni di determinare, almeno in parte, i contenuti dei Pgt di Desio e Giussano, assicurando a imprenditori a lui vicini (referenti di importanti gruppi societari) cambi di destinazione di terreni (da agricoli a edificabili) «grazie ai legami influenti e al posizionamento di propri uomini di fiducia in ruoli chiave delle varie amministrazioni (a loro volta destinatari di denaro e/o altri vantaggi, anche solo in termini politico elettorali)».

Ruolo chiave nell'indagine ha assunto, secondo gli inquirenti, la figura del faccendiere Filippo Duzioni il quale, a capo di un gruppo di aziende di consulenza, avrebbe «veicolato le ingenti somme di denaro frutto degli accordi corruttivi». In tale ambito si è proceduto, a numerose perquisizioni anche nei confronti degli imprenditori indagati.

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