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Questo articolo è stato pubblicato il 17 gennaio 2012 alle ore 22:38.
L'ipotesi più accreditata resta quella del suicidio. Ma gli inquirenti non si sentono ancora di escludere che dietro la fine di Mohammed Nasiri, il trentenne marocchino ritrovato impiccato domenica scorsa in un casolare al chilometro quattordicesimo di via Boccea, a Roma, possa esserci un omicidio.
Nasiri è infatti uno dei due marocchini accusati di avere ucciso nel corso di una rapina nella Capitale, il 4 gennaio, il commerciante cinese Zhou Zheng e sua figlia Joy, di nove mesi. Qualcuno, forse la mafia cinese, potrebbe essere riuscito a individuare l'uomo prima delle forze dell'ordine e a vendicare la morte degli Zheng. Per fugare ogni dubbio occorrerà attendere gli esami autoptici e di laboratorio sul cadavere di Nasiri disposti dalla Procura di Roma, che sulla vicenda ha aperto un fascicolo di indagine, per ora senza ipotesi di reato, affidato al pm Luca Tescaroli.
Proprio per chiarire la dinamica della morte del maghrebino, il magistrato ha disposto una serie di accertamenti. A partire da una tac "total body" sul cadavere che sarà eseguita già stasera. L'autopsia sarà invece eseguita domani da Paolo Procaccianti, il medico legale dell'università di Palermo che effettuò il medesimo esame su Giovanni Falcone e Francesca Morvillo.
Sul corpo di Nasiri non sono state trovate tracce evidenti di violenza, a parte una ferita sulla guancia sinistra. Ulteriori esami sono stati affidati ai carabinieri del Ris, che dovranno cercare tracce genetiche e digitali sui reperti trovati nel casolare: lo sgabello che Nasiri avrebbe usato per impiccarsi, la corda, alcune bustine di veleno per topi trovati sotto il cadavere, lo scontrino relativo all'acquisto della corda e del veleno ritrovato nei pantaloni del marocchino insieme al telefono cellulare dell'uomo. I carabinieri dovranno controllare sms, chiamate e ogni altro elemento utile all'indagine.
Proprio dai dati del telefonino potrebbero emergere particolari interessanti per rintracciare l'altro marocchino ancora latitante. Intanto, anche il cellulare di Nasiri potrebbe diventare oggetto di un giallo. Secondo quanto si apprende, il cellulare del nordafricano era intercettato. Perché allora gli inquirenti non sono intervenuti prima per arrestarlo? Forse speravano che potesse condurli a rintracciare l'altro ricercato?
In attesa che anche tale questione si chiarisca, sembra assodato che a comprare la corda usata per l'impiccagione e il veleno per topi ritrovato nel casolare sia stato lo stesso Nasiri. Il titolare della ferramenta che ha emesso lo scontrino trovato addosso al marocchino lo ha riconosciuto nella foto segnaletica. Intanto proseguono le ricerche, coordinate dal procuratore aggiunto, Pier Filippo Laviani, e dal pm Anna Maria Teresa Gregori, per individuare il secondo killer. Controlli a tappeto sono stati compiuti oggi compiuti dai carabinieri nel quartiere romano di Torpignattara, dove furono uccisi Zhou Zheng e Joy.
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