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Questo articolo è stato pubblicato il 18 gennaio 2012 alle ore 07:50.

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L'unica certezza è l'aumento delle piante organiche, per le farmacie e per i notai. Sul resto, il capitolo 'Ordini professionali' del decreto legge liberalizzazioni ‐ atteso nel Consiglio dei ministri convocato venerdì ‐ dovrebbe contenere poche novità e ribadire che la riforma è quella tracciata con la manovra d'agosto (Dl 138/2011 poi convertito con la legge 148/2011) e confermata dalla legge di stabilità (Dl 231/2011 convertito con legge 183/11). Nessun superamento del sistema ordinistico, dunque, né abolizione del valore legale del titolo di studio.

Se il testo recepirà le posizioni espresse dal ministro della Giustizia, Paola Severino, lo scorso lunedì nell'incontro a Via Arenula con i 20 Ordini professionali (si veda Il Sole 24 Ore di ieri), oltre all'obbligo di pattuire liberamente le tariffe e di fornire al cliente un preventivo scritto e dettagliato, il tariffario (già abolito anche come parametro di riferimento con la legge di stabilità) rimarrebbe tale soltanto nei casi di contenzioso, di liquidazione giudiziale dei compensi da parte del giudice e nei rapporti con la Pa.

Il tirocinio ‐ già abbreviato a «non oltre 18 mesi» ‐ verrebbe poi svolto solo in parte nel corso degli studi universitari (convenzioni tra Ordini e atenei sono già oggi vigenti, ad esempio, per notai, commercialisti e consulenti del lavoro): un semestre nel corso dell'ultimo biennio di laurea specialistica o magistrale e i più 'corposi' 12 mesi con la laurea già in tasca. Anche per il notariato l'aumento dell'organico potrebbe attenuarsi rispetto alla bozza circolata: anziché 1500 nuovi ingressi in 3 anni (500 l'anno dal 2012) si ragiona su 500 nuovi posti subito e poi integrazioni in base alle sedi vacanti. Anche se da Generazione Futuro (il movimento giovanile di Fli), la proposta sull'aumento delle sedi notarili viene superata proponendo di «consentire agli avvocati lo svolgimento delle scritture private. Ai notai potrebbero restare gli atti pubblici»

Le farmacie dovrebbero crescere: una ogni 3 mila abitanti. Inoltre nelle Regioni con numero di punti vendita inferiore al fabbisogno stimato, i farmaci di fascia C potranno essere venduti negli esercizi commerciali.
Anche se all'interno dei farmacisti non si placano le divisioni. «Senza alcun ritegno» Vincenzo Devito, presidente del Movimento nazionale liberi farmacisti ha definito la pubblicità, apparsa da ieri su alcuni quotidiani in cui, spiega, «si tenta di far credere che le persone anziane che abitano nei paesini più piccoli a seguito delle liberalizzazioni non troveranno più una farmacia a disposizione e dovranno fare un'ora di viaggio per ottenere i propri farmaci. Una falsità grossolana perché questo è proprio ciò che accade sempre più spesso con l'attuale numero chiuso di farmacie».

«False e distorsive ‐ invece, per Federfarma, l'associazione dei farmacisti titolari di esercizio ‐ le affermazioni sulla bontà delle liberalizzazioni fatte dai parafarmacisti, che in realtà fanno il gioco della grande distribuzione e del loro vero obiettivo, non dare al cittadino un servizio farmaceutico ma accaparrarsi le zone più redditizie e fare profitti». Parafarmacisti che ieri si sono anche incatenati davanti a Palazzo Chigi per chiedere che «le liberalizzazioni non cedano alle corporazioni».

Sul piede di guerra anche gli avvocati. Ieri il presidente del Cnf ha scritto ai presidenti di Camera e Senato per sollecitare l'approvazione del Ddl sulla riforma forense fermo in Parlamento. Venerdì a Roma, alla Cassa Forense, l'assemblea nazionale di Ordini e associazioni forensi deciderà invece forme «incisive di protesta contro chi vuole disintegrare l'avvocatura e rottamare la giustizia».
Infine, oggi alle 16 è previsto un incontro tra Cup (Ordini) e Adepp (Casse di previdenza) per fare il punto sulle liberalizzazioni e concordare iniziative comuni.

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