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Questo articolo è stato pubblicato il 17 gennaio 2012 alle ore 06:41.

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MILANO
Il potere logora chi ce l'ha. Il ritorno al significato originario del motto "rivisto" dalla celebre storpiatura andreottiana emerge in modo chiaro dalla nuova edizione del Governance Poll, l'indagine di Ipr marketing che ogni anno misura per Il Sole 24 Ore il consenso di sindaci e presidenti di Provincia e Regione.
La tendenza in base alla quale il soggiorno nei palazzi dell'amministrazione alleggerisce il seguito ottenuto fra i cittadini è particolarmente evidente fra i sindaci: in cima alla classifica ci sono due new entry fra i politici in fascia tricolore, Luigi De Magistris a Napoli e Massimo Zedda a Cagliari, e carica di interesse la tornata amministrativa in programma in primavera. Nei capoluoghi attesi al voto (a parte i quattro commissariati, che ovviamente sfuggono alla rilevazione), il 75% dei sindaci a fine mandato viaggia oggi a un livello di consensi molto più basso rispetto a quello raccolto nel passaggio elettorale che l'ha portato al vertice del Comune. Il crollo più drastico è quello di Stefano Ippazio, arrivato al Comune di Taranto forte di un consenso bulgaro dopo il dissesto e il commissariamento della città e oggi ridimensionato a un 53% che lo colloca a metà classifica. Dietro di lui, una vera e propria debacle caratterizza la performance di Diego Cammarata, sindaco di Palermo, che giusto ieri mattina ha rassegnato le dimissioni concordate con i vertici nazionali del Pdl. Oltre ai diretti interessati, infatti, i numeri dei capi delle amministrazioni uscenti vengono compulsati con attenzione anche dalle maggioranze che li hanno sostenuti.
A Genova il 29 gennaio il Pd terrà le primarie per scegliere il candidato, e l'uscente Marta Vincenzi arriva all'appuntamento in difficoltà: «Il calo di consensi – riflette il sindaco – risente anche degli effetti dell'alluvione, e più in generale del fatto che i sindaci sono spesso lasciati soli ad affrontare la crisi che preme sui territori». L'eccezione alla regola del calo dei consensi per chi governa si incontra invece a Verona, dove il leghista Flavio Tosi appare in ottima forma con il 65% dei cittadini che si dicono intenzionati a rivotarlo: un dato che dovrà però fare i conti con i rischi di rottura dell'asse Pdl-Lega anche sul territorio, tema che in questi giorni ha prodotto il terremoto ai vertici del Carroccio.
Qualche delusione importante si incontra anche fra i sindaci ancora lontani dal voto. Tra questi va citato prima di tutto il fiorentino Matteo Renzi, primatista dell'edizione dell'anno scorso e ora planato al 51esimo posto con 14 punti in meno. Lo stesso rottamatore, però, aveva avvertito che il 2012 avrebbe raffreddato un po' gli entusiasmi per la «realizzazione delle cose scomode di cui Firenze ha bisogno», e oggi rilancia: «Perdere consenso è sempre meglio che perdere la faccia con la città – ha scritto sul proprio profilo Facebook –: in un anno abbiamo pedonalizzato mezzo centro, intaccato la rendita e chiuso l'iter del termovalorizzatore».
Tra i soddisfatti, oltre al vincitore De Magistris («È una vittoria collettiva della città») e al sindaco di Bari Michele Emiliano (terzo insieme al salernitano De Luca), che accusa i partiti di «non saper nemmeno utilizzare i successi amministrativi di una nuova classe dirigente», c'è il presidente dell'Upi Giuseppe Castiglione, che festeggia un doppio successo: quello personale alla Provincia di Catania (è terzo con il 65%, 5% in più dell'anno scorso) e quello generale dei suoi colleghi, che in 62 casi su 107 hanno guadagnato consenso rispetto a 12 mesi fa.
gianni.trovati@ilsole24ore.com
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