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Questo articolo è stato pubblicato il 19 gennaio 2012 alle ore 09:17.

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È stato Georges Bensoussan, responsabile editoriale del Mémorial de la Shoah di Parigi e direttore della Revue d'Histoire de la Shoah, a dare il via a Ferrara, alle attività del Museo Nazionale dell'Ebraismo Italiano e della Shoah, istituito per legge nel 2003 e gestito dall'omonima Fondazione (di cui fanno parte Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Comune, Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea, Unione delle Comunità Ebraiche Italiane) presieduta da Riccardo Calimani. Insieme ad Anna Quarzi, direttrice dell'Istituto di Storia Contemporanea di Ferrara (che con il Mémorial ha una convenzione e collabora grazie alla responsabile italiana, Laura Fontana) e Raffaella Mortara, consigliera Fondazione Meis, Bensoussan ha parlato di Israele e della Shoah.

La conferenza rientrava infatti nelle iniziative legate alla Giornata della Memoria organizzata dal Comitato Provinciale 27 Gennaio, presieduto dal Prefetto di Ferrara, Provvidenza Raimondo. Con Bensoussan e la mostra Versione Beth(a). All'inizio di un percorso lungo 22 secoli, il Meis diventa "realtà". Dallo scorso 20 dicembre sono aperte al pubblico la sala conferenze e tre locali deputati alle esposizioni. Il progetto, ambizioso, curato dalla direttrice generale dei Beni Culturali dell'Emilia Romagna, architetto Carla di Francesco, prevede tuttavia il ripristino complessivo delle ex carceri di via Piangipane, dismesse nel 1992, attraverso la realizzazione di 5 volumi architettonici, concepiti come altrettanti libri, a simboleggiare la Torah. All'interno, un giardino dotato di vasche, sale per convegni, laboratori, biblioteche, centro studi, book shop, servizi. Dimensioni dell'area: 7mila 900 metri quadri; costo complessivo dell'opera, 40 milioni di euro. All'appello ne mancano più della metà.

Fiducia sul completamento dell'intervento conservano comunque le istituzioni, dal sindaco Tiziano Tagliani alla Presidente della Provincia, Marcella Zappaterra, che nel Meis confidano come gioiello culturale. Priva di una iconografia, la cultura ebraica sarà qui evocata con fotografie, libri, materiale documentario cartaceo. Al Meis, Bensoussan ha attribuito il compito di «aiutare, grazie agli allestimenti proposti, la ricostruzione della storia e la sollecitazione di interrogativi politici», lasciando da parte le facili interpretazioni. Bensoussan si è soffermato sul rapporto tra Shoah e Stato di Israele, che a suo avviso non è di natura storica ma politica. «Se è vero che esiste un legame essenziale che collega la Shoah allo Stato di Israele, non è tuttavia quello che ritiene l'opinione pubblica. E' un legame posteriore al 1948 e non un rapporto di casualità. Non soltanto la Shoah non ha causato la fondazione dello stato ebraico – ha puntualizzato - ma, al contrario, essa ha rischiato di fallire questo progetto». Nel rispetto del respiro europeo cui mira e dell'imperante cultura multimediale, il 1 febbraio al Meis si terrà una tavola rotonda su La conservazione della memoria nell'era digitale. Tra i relatori, Marcello Pezzetti, direttore della Fondazione Museo della Shoah di Roma, e Michele Sarfatti, direttore della Fondazione Cedec di Milano.

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