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Questo articolo è stato pubblicato il 18 gennaio 2012 alle ore 12:51.

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«Umanamente lo hanno ucciso». Don Gennaro Starita, da venticinque anni parroco a Meta di Sorrento, esprime rabbia soprattutto per «la gogna mediatica di cui è stata vittima il comandante Franco Schettino». «È una vergogna», dice senza mezzi termini. Poi aggiunge: «Già ci sono stati tutti questi morti, cosa facciamo vogliamo che ci sia un altro morto?».

Don Gennaro parla anche della telefonata, che ha fatto il giro del mondo, tra Schettino e De Falco: «È sembrato un coniglio, ma noi non eravamo lì e poi lui era sotto choc per quanto era successo». I suoi fedeli ne parlano eccome di quanto è accaduto: «Tutti si sentono Dio e vogliono giudicare». Nei prossimi giorni Don Gennaro andrà dal comandante Schettino «per esprimergli solidarietà». Intanto condanna la gogna mediatica: «Fa male vedere come lo stanno uccidendo».

Una «bravissima persona, come tutta la sua famiglia». Con il parroco anche gli abitanti di Meta di Sorrento fanno quadrato intorno a Schettino. Per i metesi Schettino ha fatto il suo dovere ed è «inaccettabile» la gogna mediatica che si è scatenata. «Tutti sono bravi dietro a una scrivania, come possiamo invece capire cosa è realmente successo?», si chiede Giuseppe Caso, marittimo di lungo corso e vicino di casa del comandante Schettino. «Sono contento che il gip abbia preso questa decisione, quello che il comandante doveva dire lo ha detto, ha collaborato», aggiunge. Il signor Giuseppe descrive Schettino come «una bravissima persona, conosco lui e la sua famiglia, marittimi da generazioni e persone stimatissime. Ora sull'onda dell'emozione è facile condannare», spiega.

Un «momento difficile per tutta la comunitá, fatta in gran parte di marinai che sanno cosa vuol dire andare per mare. Conosco il comandante da 15 anni, è una persona che stimo», raccontano gli abitanti del civico 10, dove Schettino sta trascorrendo le prime ore a casa dopo l'arresto nel carcere di Grosseto. La signora Antonietta, proprietaria dell'omonimo bar vicino vico San Cristoforo, parla della «gogna mediatica» che ha colpito Schettino: «Da quando è successa la tragedia nessuno dei familiari si è più fatto vedere. Non meritano tutto questo, sono tutte brave persone e a tutti noi dispiace che lo stiano letteralmente massacrando in questo modo». Franco Amato, ex comandante che in passato ha lavorato con Francesco Schettino sulle navi Tirrenia, si dice «dal punto di vista umano solidale con lui, è stato maltrattato dai media».

Come uomo di mare, aggiunge, «è molto preparato, validissimo. È ovvio che dopo l'impatto ci sia una reazione soggettiva, lui è rimasto scosso dalla tragedia ed è andato nel pallone». Sulla ormai celebre telefonata con De Falco, sottolinea, «non si può giustificare il suo comportamento», ma conclude citando un detto sorrentino: «Chi va per mare naviga, chi sta a terra giudica».

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