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Questo articolo è stato pubblicato il 18 gennaio 2012 alle ore 06:40.

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MILANO - Ventiquattro ore dopo la richiesta di custodia cautelare in carcere da parte del gip di Monza, Massimo Ponzoni, consigliere Pdl della Lombardia, si è costituito ieri in Procura. Poi, dopo essersi dimesso dall'incarico regionale, è stato trasferito nel carcere di Monza.

Due giorni fa, quando il giudice Maria Rosaria Correra ha emesso l'ordinanza, il politico lombardo (già assessore all'Ambiente nelle precedenti legislature) si trovava all'estero, e nelle prime ore già si parlava di una fuga. Ieri invece Ponzoni si è presentato prima nella sede della Gdf e poi in procura a Monza, accompagnato dai suoi legali, che hanno fatto sapere che il loro assistito «si è messo subito a totale disposizione della magistratura per chiarire la sua posizione».
Il politico risulta iscritto nel registro degli indagati già dal 2010, ed è già stato ascoltato due volte dai pm monzesi, ma gli arresti scattano solo oggi. Ponzoni è accusato di bancarotta fraudolenta in relazione al fallimento della società Il Pellicano. A questo si sommano altre ipotesi di reato: corruzione, concussione, peculato, appropriazione indebita, violazione della legge sul finanziamento ai partiti e concorso in rivelazione d'ufficio.
La Guardia di finanza ha eseguito due giorni fa anche altre quattro ordinanze. Sono finiti in carcere anche il vicepresidente della provincia di Monza e Brianza Antonino Brambilla e l'imprenditore Filippo Duzioni, considerato dai pm il collegamento tra affari e politica; sono scattati i domiciliari per l'ex sindaco di Giussano Franco Riva (da non confondere con Gian Paolo Riva attuale sindaco di Giussano) e per l'ex assessore della provincia di Milano e tecnico del Comune di Desio Rosario Perri. Per il gip i cinque formavano insieme una «squadra capace di influenzare sul territorio ogni decisione politica».
Le vicende sotto la lente degli inquirenti e del gip sono almeno tre: il crac della società Il Pellicano, di cui Ponzoni è stato amministratore unico fino al marzo 2006 e poi «co-amministratore di fatto» insieme al ragioniere Sergio Pennati (anche lui indagato); una presunta compravendita di voti, con l'ombra della 'ndrangheta; appalti truccati. Il giudizio del gip è drastico: l'ex assessore era «solo sporadicamente interessato agli impegni istituzionali, mentre è stato completamente assorbito in una molteplicità di affari».
Le vicende più nel dettaglio. La bancarotta del Pellicano, spiegano i pm Walter Mapelli, Donata Costa e Giordano Baggio, sarebbe stata causata dalla distrazione di fondi utilizzati per il pagamento delle campagne elettorali, ma anche di vacanze, noleggi di barche e acquisto di gioielli, per il cui pagamento veniva utilizzata la Immobiliare Mais. Secondo la ricostruzione di Pennati, i regali sarebbero stati indirizzati sia a Ponzoni che a Roberto Formigoni, presidente della Regione Lombardia, che intanto ha smentito di aver avuto qualsiasi rapporto con Pennati.
Le spese del Pellicano sembrerebbero piuttosto disinibite: ci sarebbero 13mila euro spesi in due anni da Cova, una pasticceria di via Montenapoleone a Milano, non inerenti all'attività della società; 62.400 euro versati nel 2007 a favore del Centro studi arredamenti per forniture riconducibili a Ponzoni; 20mila euro versati nel 2006 alla Ar.Co Costruzioni per pagare una fattura ritenuta gonfiata.
Pennati avrebbe poi ricevuto anche minacce da parte di Ponzoni, che secondo il gip venivano fatte in «perfetto stile mafioso». E qui parte il secondo filone d'inchiesta: il giudice parla di «un radicato e diffuso sistema di illegalità, con l'asservimento della funzione pubblica all'interesse privato e con l'ingerenza del crimine organizzato». Nel computer della sorella di Ponzoni la Gdf avrebbe trovato il curriculum di Annunziato Moscato, arrestato nel 2010 nella maxi operazione della Dda di Milano contro la 'ndrangheta. Per il gip Moscato avrebbe contribuito alla campagna elettorale di Ponzoni.
Infine gli appalti. Nel fascicolo dei magistrati è stata annotata una modifica urbanistica avvenuta nel Comune di Desio, con l'acquisto di un'area nota come Cascina Americana da parte di un acquirente reperito da Ponzoni e definito dai Pm come suo finanziatore. Nell'ordinanza si legge che una modifica di tal genere, secondo quanto riferito da Pennati, «non poteva avvenire senza pagamento di tangenti».
Sempre a proposito di appalti, c'è anche il filone che riguarda l'ospedale Niguarda di Milano, per cui figura tra gli indagati anche il dg Pasquale Cannatelli, che secondo gli inquirenti sarebbe stato remunerato da Ponzoni con l'acquisto agevolato di immobili affinché assicurasse un appalto all'imprenditore Pietro Rivoltella, presunto finanziatore del politico.
Stamani cominceranno gli interrogatori. Alle 9 e 30 verrà ascoltato dal gip Brambilla, poi seguiranno Duzioni, Riva e Perri. Per Ponzoni il confronto potrebbe svolgersi domani.
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