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Questo articolo è stato pubblicato il 19 gennaio 2012 alle ore 15:13.

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Rick Santorum (Afp)Rick Santorum (Afp)

Lo scoop del Des Moines Register, il principale quotidiano dell'Iowa, è arrivato quando ancora l'America dormiva: Mitt Romney non ha vinto i caucus dell'Iowa del 3 gennaio, la prima tappa per la selezione del candidato repubblicano che sfiderà Barack Obama a novembre è finita in pareggio. Rick Santorum ha preso 34 voti in più, ma si sono persi i risultati di otto degli oltre 1700 seggi, quindi è impossibile certificare un vincitore. Il Partito Repubblicano dello Stato del Midwest ha decretato, quindi, la parità tra i due concorrenti, dopo aver concluso il riconteggio delle schede che la notte del 3 gennaio avevano dato la vittoria a Romney con soli 8 voti di scarto rispetto a Santorum. Cambia poco nella corsa alla nomination, il numero dei delegati era stato comunque suddiviso in modo proporzionale e, in queste elezioni, ciò che conta è l'inerzia, il momentum, che spinge il vincitore della notte elettorale. Romney ha già incassato la sua vittoria, il riconteggio toglie poco, soltanto il nome dagli almanacchi (era stato l'unico repubblicano ad aver vinto sia Iowa che New Hampshire).

Sabato si rivota in South Carolina, dove secondo gli ultimi sondaggi è in vantaggio su Newt Gingrich di sette o dieci punti percentuali. Terzo dovrebbe arrivare Ron Paul, tallonato da Rick Santorum, forte del sostegno delle comunità evangeliche e di questa notizia positiva, ma tardiva, proveniente dall'Iowa. Stasera ci sarà un altro dibattito televisivo, mentre oggi si ritira dalla corsa Rick Perry. Il Governatore del Texas, molto in basso nei sondaggi (circa il 4%), sosterrà l'amico Gingrich, ma i suoi pochi voti potrebbero favorire anche Santorum. La rinuncia di Perry non dovrebbe spostare l'equilibrio in South Carolina, ma potrebbe servire a Gingrich per attutire gli effetti, domattina, della temuta intervista dell'Abc a Marianne, la sua ex seconda moglie lasciata per l'attuale terza sposa Callista.

Per Romney, più che il riconteggio in Iowa, la questione più complicata è quella dell'aliquota bassa pagata per i suoi redditi da capitale, intorno al 15%, così come le voci anticipate da Abc di un suo conto alle isole Cayman. Romney non ha fatto nulla di illegale. Le tasse al 15 per cento sui guadagni da movimenti di capitale sono ciò che prevede la legge e sono più basse rispetto a quelle sui redditi da lavoro perché ovviamente tengono conto del rischio che con l'investimento il capitale possa essere perduto. Il conto alle Cayman non è ancora confermato. Anche qui non è stato commesso alcun reato, ma certo in questi tempi di crisi la notizia non aiuta Romney a togliersi di dosso l'etichetta di milionario e privilegiato. Se il conto nel paradiso fiscale fosse confermato, sarebbe più che altro un errore di campagna elettorale clamoroso per un politico in corsa per la Casa Bianca da cinque anni.

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