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Questo articolo è stato pubblicato il 19 gennaio 2012 alle ore 06:37.

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ROMA
Un occhio alle sfide che attendono il Governo a cominciare dalle liberalizzazioni («in Italia più difficili che altrove») e dal prosieguo della lotta all'evasione: «Chi evade offre pane avvelenato ai suoi figli». E uno ai rapporti tra Stato e Chiesa che sono «un varco per abbattere i muri degli egoismi nazionali» e che devono essere improntati «al criterio della distinzione e della reciproca collaborazione».
Mario Monti ha appena concluso, sabato, la prima visita ufficiale a Papa Benedetto XVI («un'esperienza profonda e indimenticabile») e consegna a un'intervista, registrata da Radio Vaticana in coordinamento con l'Osservatorio Romano e resa nota ieri, la sua road map di inizio anno e l'analisi della crisi che sta investendo l'Italia e l'Europa. Davanti alla quale, insiste il premier citando le parole del Papa, «cittadini e istituzioni non devono fuggire come di fronte ai lupi, ma restando saldamente uniti».
Rispondendo alle domande di Luca Collodi e Alessandro Guarasci, il premier puntella alcuni obiettivi e torna sulla lotta all'evasione.
«In quest'anno 2012 – spiega nell'intervista il presidente del Consiglio – verrà dimostrato, con risultati certi, che alcuni, molti cosiddetti "soliti ignoti" diventeranno presto "soggetti noti" dal punto di vista fiscale». Quindi il professore riserva un nuovo affondo agli evasori. «Chi oggi evade le tasse reca danno ai concittadini e offre ai propri figli un pane avvelenato», consegnando loro «un Paese non vivibile».
Ora, però, il Paese è attraversato dalle proteste delle categorie interessate dall'annunciato pacchetto sulle liberalizzazioni. Monti è deciso a tirare dritto. «Serviranno a introdurre maggiori spazi per il merito soprattutto a beneficio dei giovani e degli esclusi».
Il premier riconosce che l'impresa è ardua e che forti sono le resistenze. «Le tradizioni qualche volta sono diventate corporazioni, sono divenute chiusure corporative e non sempre sono state vissute come un bene di cui essere orgogliosi».
Il Governo, però, andrà avanti perché procedere «denota coraggio, desiderio di non fuggire di fronte ai lupi della competizione internazionale».
Poi l'ampia parentesi sulla crisi che scuote il Vecchio Continente e qui il messaggio non cambia. «Serve una maggiore coesione europea», insiste Monti. E guai ad addossare le colpe all'euro perché questo, rimarca, «è solo un pretesto o peggio un tentativo di scaricare sull'Europa problemi anche di altre realtà». Per il professore la ricetta è «alzare la bandiera dei valori sopra gli interessi della moneta», avendo a cuore le sorti dell'euro. «Rinunciarci è abbandonare all'incertezza i più deboli e i più poveri».
Sui temi cari alla Chiesa, infine, il premier non si sbilancia. «Un primo segno - replica Monti alla domanda sulla possibilità di introdurre da quest'anno una sorta di quoziente familiare - è già nel decreto salva-Italia: si è prevista una clausola di favore per l'Imu a seconda del numero di figli». Quanto all'eventualità di una modifica della legge per la cittadinanza ai minori stranieri, nessuna presa di posizione. Ma un'avvertenza. «Bisogna depurare il linguaggio da troppi eccessi».
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