Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 19 gennaio 2012 alle ore 06:36.


LONDRA
Sarà stato il ritrovarsi di nuovo nell'aula di una prestigiosa università di fronte a un pubblico di studenti e docenti. Saranno state le lodi che nel presentarlo gli ha rivolto l'ex commissario Ue Peter Sutherland, dichiarando che merita «un posto di rilievo nel Pantheon degli eroi europei per il suo costante e intelligente impegno a realizzare l'Unione europea nella quale crede così profondamente». Fatto sta che ieri sera, prendendo la parola alla London School of Economics, Mario Monti si è commosso.
«È raro sentire un'emozione incontenibile, ma sono veramente emozionato ad essere qui in questo teatro non del tutto vuoto», ha ammesso con la voce incrinata, per poi rivolgersi con un sorriso agli studenti italiani in sala. «Voglio lavorare per i giovani brillanti, perché si sentano parte di un sistema del quale possano essere orgogliosi. Voglio assicurare agli italiani di talento che studiano in un'università di prestigio come questa che non li considero cervelli in fuga. Bisogna facilitare la circolazione dei migliori cervelli».
Rivolgendosi all'aula gremita e alle altre centinaia di studenti che non avendo trovato posto in sala seguivano il suo intervento da un maxi-schermo fuori, Monti ha parlato per un'ora in inglese, a braccio, con la facilità del docente universitario di lungo corso ma anche con la cautela d'obbligo per un presidente del Consiglio le cui parole vengono pesate e scrutinate.
Il messaggio agli studenti è stato positivo. L'Europa deve trovare ancora una volta la forza per trasformare una crisi in un'opportunità, ha detto Monti, sottolineando la sua fiducia in un esito positivo della crisi dell'Eurozona. Fiducia dettata non solo da un ottimismo a tutti i costi, ma anche da recentissimi concreti segnali incoraggianti. «Ci vuole una migliore governance dell'Eurozona e la Germania è l'interlocutore chiave. Ma ora credo che ci sarà una coesione silenziosa e tranquilla, senza dichiarazioni trionfalistiche. Un coming together, uno spiraglio - ha proseguito il premier - che ci consentirà di tirare un po' il fiato».
L'accenno sembra essere a un possibile ammorbidimento della posizione tedesca nel senso indicato più volte da Monti negli ultimi giorni. «Se fare i compiti diligentemente e bene non basta ad avere un riconoscimento concreto, questo ha implicazioni politiche ed economiche. La gente dice che non è cambiato niente. C'è un problema di comprensione nel Paese e questo non facilita neanche la crescita».
In cambio dei "compiti" fatti bene, ha precisato il presidente del Consiglio rispondendo alla domanda di uno studente, non «chiediamo certo contropartite in denaro o eccezioni o concessioni, ma solo un sistema di governance efficace nell'Eurozona che possa eliminare i rischi che il mercato associa all'Eurozona. In pratica, uno spread ridotto tra i bond tedeschi e quelli italiani».
Quando Sutherland gli ha consegnato il tradizionale "cap" o cappellino della London School of Economics, il professore lo ha messo e con un istantaneo gioco di parole ha dichiarato che spera sia di buon auspicio, «simbolo di un cap (tetto) sui tassi d'interesse».
Non bisogna mai perdere di vista un fatto importante, ha esortato Monti: i padri dell'Europa ci avevano visto giusto e bisogna realizzare la loro visione. «La crisi finanziaria ha creato una domanda di governance e la prova è l'impeto dato al G-20. È un riconoscimento tardivo della necessità di integrazione come Jean Monnet aveva visto molti decenni fa. Gli sforzi fatti di recente per spingere elementi di una governance globale sono una copia di quello che la Ue ha cercato di fare. Non è quindi un vero peccato che proprio ora la Ue non possa indicare la via al mondo a causa di problemi al suo interno?» Bisogna quindi «continuare a essere orgogliosi di essere europei», ha detto il presidente del Consiglio: «Spero che al più presto l'Italia sia tolta dalla lista dei Paesi-problema».
Allo scadere del tempo, Monti ha lasciato l'aula tra gli applausi scroscianti, dando l'impressione che sarebbe volentieri rimasto più a lungo a dialogare. Senza nulla togliere a David Cameron o ai grandi della City, la netta sensazione è che questa sia stata l'ora più piacevole passata a Londra dal presidente del Consiglio: una manciata di minuti in cui è tornato a essere il Professor Monti, seguito e applaudito dai suoi studenti.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Shopping24

Dai nostri archivi