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Questo articolo è stato pubblicato il 22 gennaio 2012 alle ore 16:22.

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È l'ennesimo stallo nei negoziati "stop and go" tra il Governo greco e le banche sullo swap del debito che si pensava potesse essere concluso nel weekend, in tempo per essere sottosposto all'Eurogruppo di domani. I principali rappresentanti dei creditori privati hanno lasciato ieri «a sorpresa» Atene, spiegano fonti vicine al dossier poi confermate dalla tv greca e i negoziati sul debito proseguiranno a livello telefonico nel weekend.

Pare però assai difficile che possa essere raggiunta un'intesa prima del prossimo fine settimana. Un ulteriore elemento di incertezza per i mercati che rallenta una trattativa che pareva in dirittura d'arrivo con perdite variabili tra il 65-70 per cento. Solo pochi giorni fa il ministro delle Finanze, Evangelos Venizelos, si era mostrato molto ottimista, asserendo che un accordo sarebbe stato chiuso entro il weekend.

Il direttore dell'Institute of international finance (Iff), Charles Dallara, e il consulente speciale Jean Lamierre di Bnp Paribas - ovvero coloro che conducono le trattative per le banche - sono volati a Parigi ieri mattina dopo due giorni di colloqui con i funzionari di Atene. «Le cose sono complicate, ci stiamo avvicinando sui numeri ma c'è ancora del lavoro da fare», hanno riferito le fonti.

Frank Vogl, portavoce dell'Iif, interpellato dal Sole 24 Ore ha smentito ieri che la partenza di Dallara fosse inattesa. «È il weekend e Dallara ha lasciato Atene come previsto dopo aver raggiunto progressi nei negoziati nella notte. La nostra squadra continua le trattative ad Atene. Gli elementi di un inedito e volontario coinvolgimento del settore privato stanno andando al loro posto».

La chiusura dell'accordo sullo swap con le banche è condizione necessaria perché Atene riceva un secondo piano di aiuti da 130 miliardi di euro ed eviti un default disordinato. Il Paese a marzo dovrà rimborsare titoli in scadenza per 14,5 miliardi di euro mentre in cassa ci sono solo 11 miliardi. Secondo le fonti si sono comunque registrati notevoli progressi sui dettagli dell'intesa, che dovrà avere però il benestare di Ue e Fmi.
Per il Fmi la ristrutturazione deve garantire una riduzione del debito greco al 120% del Pil entro il 2020.

Secondo una fonte vicina alle trattative «rimane aperto il fronte di opzioni, tra cui l'introduzione di clausole di azione collettiva, per affrontare le resistenze di alcuni obbligazionisti, quali alcuni hedge funds».
Intanto secondo un'anticipazione di Der Spiegel il premier Mario Monti avrebbe chiesto il raddoppio delle risorse del fondo salvastati europeo, a mille miliardi di euro. Una richiesta che trova il sostegno della Bce, che propone invece di cumulare le risorse residue del fondo Efsf con quelle previste per il futuro Esm - che dovrà sostituirlo la prossima estate -, così da arrivare a un tetto di 750 miliardi di euro. La notizia metterà sotto pressione Berlino, assediata da Roma e Francoforte.

«Rimango cautamente ottimista su una soluzione della situazione Greca – ha detto Fabio Fois, European economist a Barclays Capital. Sarà però importante che tutti i partiti si impegnino a sostenere il premier Lucas Papademos ancora per un po'. La soluzione della situazione greca è una condizione necessaria perché l'attuale momento positivo dei mercati rimanga. Qualunque soluzione comporterà perdite per i detentori di titoli greci, ma questo è già ampiamente scontato dai mercati». I creditori privati in cambio dello swap sarebbero pronti ad accettare bond a breve dell'Efsf per un valore del 15% dei loro crediti nei confronti di Atene.

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