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Questo articolo è stato pubblicato il 22 gennaio 2012 alle ore 08:10.

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BERGAMO. Dal nostro inviato
Le liberalizzazioni? «Sacrosante, smantellano condizioni di privilegio». Emma Marcegaglia approva il pacchetto del governo. «Ci sono piccole cose da mettere a posto, ma il giudizio è positivo. Per la prima volta il paese sta facendo riforme che Confindustra chiede da tempo, si affronta il tema della concorrenza. Si va avanti sulle infrastrutture, si parla di Autorità dei trasporti». Ora «bisogna tenere la barra dritta». Anche se «ci saranno gli strilli. Lasciamoli strillare. Non ci può essere un pezzo di mondo che combatte ogni giorno, cioè le imprese con i loro lavoratori, ed un pezzo che scarica sull'altro eccessi di tariffe, costi e inefficienza».
Bene, quindi, andare avanti con le riforme per aumentare la crescita. E la Marcegaglia riprende le parole del presidente del Consiglio, Mario Monti, affrontando il tema del mercato del lavoro: «Sono chiare. Si tratta di ridurre il dualismo e levare alcune forme di abuso nella flessibilità in entrata, su cui siamo disponibili, mentre dall'altra parte ci deve essere più flessibilità in uscita». Una impostazione che rilancia rispondendo a una domanda, a margine, sull'articolo 18: «Bisogna aiutare le persone che rischiano il posto di lavoro e ragionare per far sì che alcuni posti, che purtroppo non sono più attuali, ritornino tali». Ma, aggiunge, «non si può lasciare tutto irrigidito, perchè non andrebbe bene per l'economia, per i giovani e per l'occupazione. Bisogna fare attenzione, in questa fase di crisi, a ridurre le potenzialità di lavoro per giovani e donne e toccare la flessibilità in entrata che abbiamo messo in piedi».
Dal palco lo aveva detto con chiarezza: «Non vogliamo licenziare i nostri lavoratori; sono la nostra forza». Piuttosto «con il sindacato vogliamo poter gestire le ristrutturazioni, fare un discorso di merito. Abbiamo assenteismi cronici, gente che ammazza il clima di lavoro. Un sindacato moderno non può che essere con noi». Al tavolo di domani, a Palazzo Chigi, Confindustria si presenterà con «molta responsabilità e con alcune proposte». Ma, ha aggiunto «deve essere chiaro che l'obiettivo della riforma deve essere aumentare occupazione e crescita».
Accanto alla Marcegaglia, ospite del convegno "La ricchezza del lavoro", organizzato dalla Fondazione Italcementi e moderato da Gianni Riotta, c'è la numero uno della Cgil, Susanna Camusso. Vicine sul palco, ma con opinioni assai divergenti: parla di «intemperanze liberalizzatrici», la Camusso, riferendosi all'orario di apertura dei negozi; si riserva un giudizio più approfondito sul testo appena approvato dal governo, ma contesta che le liberalizzazioni possano portare un aumento dei salari e la decisione «se confermata» di poter non applicare il contratto nazionale dei ferrovieri. Una posizione che la pone distante anche dal leader della Cisl, Raffaele Bonanni: «Il provvedimento è il primo segnale di rottura della staticità italiana su una maggiore concorrenza. Ma per superare le resistenze il governo non può pensare di essere autosufficiente, ha bisogno delle parti sociali». E dal leader della Uil, Luigi Angeletti: «è un primo passo verso la crescita, si poteva fare di più».
Solitaria, quindi, la Camusso, che teme una «furia iconoclasta privatrizzatrice» augurandosi che i big player italiani restino partecipati dal pubblico, convinta che al fondo della crisi non ci sia l'articolo 18, ma un «capitalismo rapace». Immediata la reazione della Marcegaglia: «L'industria è un asset importante del paese, ha ancora carte da giocare. Il capitalismo italiano è fatto prevalentemente di piccole e medie imprese radicate sul territorio per le quali considerare i lavoratori parte integrante del successo aziendale è nel dna». Quanto allo Stato nell'economia, ci sono stati «esempi disastrosi» ha detto la Marcegaglia, aggiungendo «sono terrorizzata che ci possa essere qualche funzionario che decida in quali settori investire». Bene, invece, liberalizzazioni e privatizzazioni. Bisognerà andare avanti con le semplificazioni e incentivare la ricerca. Manca un elemento importante, sottolinea la Marcegaglia: i ritardati pagamenti della Pa: «Bisogna tornarci, è un tema significativo». Soddisfatto del decreto anche Jacopo Morelli, presidente dei Giovani di Confindustria: «La misura che rende più semplice creare imprese per gli under 35 è un primo passo importante a favore delle nuove generazioni, ora bisogna proseguire con il fisco».
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