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Questo articolo è stato pubblicato il 22 gennaio 2012 alle ore 08:11.

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Una raffica di scioperi. Dai tassisti ai farmacisti, dagli avvocati ai benzinai, categorie eterogenee e spesso lontane per interessi e obiettivi, incroceranno le braccia di fronte alle previsioni del decreto legge liberalizzazioni. I primi a incrociare le braccia, lunedì, saranno i tassisti, che dopo giorni di agitazione "selvaggia" hanno proclamato una giornata ufficiale di sciopero (a cui non aderisce, però, Confartigianato Taxi).

Tra i benzinai, il fronte dei gestori è spaccato: la Figisc Confcommercio è stata la prima a minacciare 7 giorni di serrata, ma è pronta a revocarli, mentre Faib e Fegica hanno per ora confermato i loro 10 giorni di agitazione, in attesa di vedere il testo definitivo del decreto.

Sul fronte delle farmacie, Federfarma (l'associazione che rappresenta 18mila farmacie private italiane) ha proclamato la serrata degli esercizi per il 1° febbraio e «altre giornate in data da definirsi, in assenza di esiti positivi del confronto». Questo perché, si legge in una loro nota «le novità sul servizio farmaceutico inserite nel provvedimento del Governo provocheranno il deterioramento della qualità del servizio offerto, fino al collasso del sistema». Tanto da dichiarare di voler verificare la legittimità costituzionale delle misure stabilite. «Non vogliono rinunciare a nulla, desiderano mantenere tutti i privilegi – gli fa eco il presidente del Movimento nazionale liberi farmacisti, Vincenzo Devito –. A Federfarma non importa del cittadino, ma solo difendere i fatturati».

Protestano anche gli avvocati dell'Oua, l'organismo unitario dell'avvocatura, contro quella che viene definita una «liberalizzazione selvaggia». Proclamati sette giorni di sciopero, i primi due il 23 e il 24 febbraio, gli altri a marzo a cavallo del loro congresso straordinario, convocato per il 9 e il 10 marzo. E non solo, come ha spiegato il presidente dell'Oua, Maurizio De Tilla: faranno sentire la loro voce anche con sit-in davanti a Palazzo Chigi, Camera e Senato e occupazioni simboliche di cento palazzi di giustizia, e persino con una manifestazione a Strasburgo, oltre a inondare di fax e telegrammi di protesta i tavoli del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano e del premier Mario Monti. «Dal decreto legge non arriva nessuna vera novità per i servizi professionali – afferma Ester Perifano, presidente dell'Anf, l'Associazione nazionale forense –. Mentre si continua a smantellare la giurisdizione pubblica».

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