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Questo articolo è stato pubblicato il 23 gennaio 2012 alle ore 08:26.

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Nella foto il Congresso degli Stati UnitiNella foto il Congresso degli Stati Uniti

Facebook non risparmia nelle relazioni con la politica negli Stati Uniti: negli ultimi tre mesi dell'anno scorso ha speso 440mila dollari per attività di lobby presso il Parlamento, le authority e i ministeri. È un aumento del 30% rispetto al periodo equivalente nel 2010. E, come risulta da stime ricavate dai documenti trimestrali pubblicati nella banca dati “Lobbying disclosure act”, raggiunge 1,35 milioni di dollari versati durante il 2011 a società di consulenza attive a Washington e dintorni: le cifre definitive saranno pubblicate nei prossimi giorni.

I report consegnati con cadenza trimestrale rivelano quali sono i temi che hanno spinto il social network ad aprire la cassa. Come la proposta di legge Sopa (Stop Online Piracy Act) sulla tutela del copyright e il contrasto alla pirateria informatica: negli ultimi giorni ha richiamato una protesta su internet guidata dall'enciclopedia Wikipedia e l'esame sulla bozza è stata rinviata a febbraio. La lista degli argomenti di interesse per Facebook è lunga: include privacy, commercio elettronico, libertà di espressione. In particolare, una nota segnala che ha investito anche su discussioni relative ai regolamenti della pubblica amministrazione e del Parlamento per «l'accesso ai social media e l'uso dei social media nell'interazione con i cittadini».

Altri colossi hanno speso di più nell'ultimo trimestre del 2011. Google, ad esempio, ha versato a gruppi impegnati nel lobbying 3,76 milioni di dollari: la singola voce più elevata, 150mila dollari, riguarda l'internet veloce con banda larga e la nuvola informatica (cloud computing). Le altre cifre sono destinate a un'ampia gamma di questioni, ad esempio libertà di espressione, riservatezza dei dati personali, censura. E ancora: YouTube, competizione online, pubblicità. Microsoft, invece, ha sborsato 1,88 milioni di dollari: il picco di 130mila dollari è stato erogato per temi relativi «a riforme sull'immigrazione di lavoratori qualificati negli Stati Uniti», segnala il documento. Anche in questo caso la lista di argomenti è molto ampia e comprende informatica nella pubblica amministrazione, tutela del copyright, software piratati.

Sotto la soglia di un milione di dollari sono Yahoo! con 630mila dollari e Amazon con 690mila dollari: in particolare, la libreria online ha investito su “vendite a distanza” e sulla banda larga, come evidenzia la nota nell'archivio digitale. Apple, invece, ha corrisposto poco più di Facebook nei tre mesi conclusivi dell'anno scorso, con una somma complessiva di 450mila dollari: tra le voci, un'autorizzazione per “scuole elementari e secondarie”, fondi destinati a “tecnologie educative”, e “sistemi di pagamento elettronico per i consumatori”.

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