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Questo articolo è stato pubblicato il 23 gennaio 2012 alle ore 17:35.

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Che cosa succederebbe se si aprisse una falla nei serbatoi della Costa Concordia e tutto il carburante finisse in mare? Quale disastro dovrebbe affrontare il Mediterraneo di fronte all'onda di 2400 tonnellate di gasolio e chi ne farebbe le spese in particolare? L'Istituto di Scienze e Tecnologie dell'Informazione del Cnr è riuscito a realizzare la simulazione dell'evento che oggi, quando ormai tutto sembra pronto per poter dare il via alle operazioni di recupero del carburante, tutti temono più di ogni altra cosa.

E ha stabilito che in questo momento a farne le spese sarebbero soprattutto le coste della stessa Isola del Giglio, che verrebbe praticamente sommersa dalla marea nera. Come si vede in questa animazione, infatti, il gasolio della nave prima punterebbe verso le coste della Toscana e l'Isola d'Elba, ma poi cambierebbe improvvisamente direzione, tornando verso l'Isola, che verrebbe investita in pieno.

Gran parte del gasolio, però, proseguirebbe anche il viaggio verso Sud-Ovest. Ma è difficile dire dove finirebbe per depositarsi. Le ipotesi seguite dagli scienziati sono che in mare si riversino circa 14 litri di gasolio al secondo e che a determinare il movimento dell'immensa chiazza che si creerebbe siano il moto ondoso e il vento. E le barriere poste a protezione attorno al relitto? «Nel nostro modello non ne abbiamo tenuto conto. Ma purtroppo sono barriere superficiali, che possono impedire fisicamente il movimento del gasolio in superficie, ma che di fronte a quantità così grosse avrebbero un'efficacia tutta da dimostrare», spiega il dottor Ovidio Salvetti, dell'Isti-Cnr di Pisa.

I ricercatori del Consiglio Nazionale delle Ricerche hanno lavorato insieme ad altri otto centri europei, ma sono riusciti a produrre questa simulazione di grande precisione in così breve tempo solo perché in realtà è stata realizzata all'interno di un programma che è già in corso da più di un anno e che riguarda il monitoraggio di tutto il Mediterraneo: il progetto Argomarine. In pratica, con Argomarine si stanno mettendo a punto una mappa e degli strumenti di calcolo capaci di dirci dove finiscono tutte le perdite di olio, petrolio e carburante che si riversano continuamente nel nostro mare a causa dell'intenso traffico di navi di ogni genere che lo attraversa. Un progetto fatto per capire quello che succede nella normalità quotidiana, insomma, che non era stato pensato per aiutare ad affrontare un'emergenza come quella della Costa Concordia. Coordinatore del Consorzio Argomarine, tra l'altro, è proprio il Parco Nazionale dell'Arcipelago Toscano, del quale fa parte l'Isola del Giglio.

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