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Questo articolo è stato pubblicato il 24 gennaio 2012 alle ore 18:46.

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Michel Martone (Olycom)Michel Martone (Olycom)

La vis polemica di Michel Martone contro i bamboccioni si era già abbattuta su un rilassato Drupi una sera di febbraio dell'anno scorso, durante una puntata delle "Invasioni Barbariche" in cui ci si chiedeva se era giusto o meno vivere come il grande Lebowski "drugo" dei fratelli Coen. «Siamo diventati una società molle e declinante», disse, citando che in Italia, appunto, ci si laurea tardi, a 28 anni. Mentre lui a 23 non solo era già laureato, ma aveva appena vinto un dottorato a Modena e faceva il dog sitter per integrare il suo magro assegno e poter così vivere anglosassonamente da solo.

Michel Martone è uno bravo e competente, e si vede subito: lo dice la sua faccia alla Gramsci (un altro che a 20 anni viveva da solo a Torino con appena 70 lire al giorno per pagarsi gli studi e doveva battere i piedi sul pavimento per sentire meno freddo), lo sguardo ferino e curioso, il suo curriculum e il fatto che a 38 anni appena compiuti ci ha scritto anche "viceministro". In molti lo criticano perché le tappe, per essere un italiano, anche se nato a Nizza, rispetto alla maggioranza dei suoi connazionali le ha bruciate. Forse perché, dicono, è italianamente "figlio di" Antonio Martone, magistrato di chiara fama, attivo in Cassazione e ricco di contatti politici. Tanto da essere stato sentito qualche mese fa anche come "persona informata dei fatti" sulla loggia P3 ed essere stato nominato dall'allora ministro della Pa Renato Brunetta presidente della Commissione per la Valutazione, l'integrità e la trasparenza delle amministrazioni pubbliche (Civit). Motivo per cui nel 2010 i senatori Ichino, Zanda e Morando chiesero a Brunetta stesso se non gli sembrava inopportuno aver stipulato un contratto di consulenza con suo figlio Michel, per 40mila euro circa, per occuparsi di "problemi giuridici della digitalizzazione delle amministrazioni pubbliche di paesi terzi".

Altri, sempre parecchio maligni, hanno sottolineato che con il ministro Fornero non sono proprio rose e fiori, visto anche il ritardo con cui Martone ha avuto le deleghe (pubblicate in Gazzetta il 10 gennaio 2012). Che poi sarà stato l'unico ritardo subito da Michel, che a 26 anni vince un concorso da ricercatore a Teramo e a 29 l'idoneità da ordinario all'università di Siena. Attenzione, l'idoneità, perché per insegnare, causa blocco delle assunzioni, deve aspettare due anni, fino al 2005, quando torna a Teramo con l'upgrade e la cattedra di Diritto del Lavoro. Poi, per chiamata, perché lì funziona così, arriva anche alla Luiss, dove insegna sempre diritto del lavoro ma anche "Politiche di gestione e risoluzione dei conflitti sociali" presso la School of Government, nell'ambito del master universitario in "Affari Politici Italiani".

E poi corsi alla Lumsa, alla Sapienza dove si era laureato, collaborazioni con il ministro Maurizio Sacconi, caporedattore di riviste, membro di organizzazioni internazionali come l'Aspen Institute, animatore del suo blog dove ha inserito anche i suoi libri, cd e film preferiti. Ha anche due fratelli più giovani, Thomas, con il quale nel 2009 ha aperto lo studio a via della Conciliazione, a due passi dal Vaticano, e Julie, che a 23 anni si era già laureata in genetica e biologia molecolare e che oggi è ricercatrice alla Sapienza.

In un'intervista di qualche tempo fa Martone disse che la sua rapida e bella carriera era stata merito di una famiglia molto motivante. E, sempre in quella puntata delle "Invasioni Barbariche", seduto sul ciglio della sua poltrona come chi soffre a stare fermo e deve sempre vedere cosa c'è più in là, che l'Italia era un paese praticamente sparito dalla competizione internazionale. Drupi a un certo punto, bello appoggiato alla sua poltrona, aveva preso la parola e gli aveva detto: «Ma se a 50 anni stai ancora a correre come quando ne avevi 30, quando te la godi la vita?».

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