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Questo articolo è stato pubblicato il 25 gennaio 2012 alle ore 06:39.

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BRUXELLES. Dal nostro corrispondente
La debolezza politica in Grecia è tornata a essere motivo di preoccupazione a due mesi soltanto dall'arrivo al potere di Lucas Papademos. Ieri numerosi ministri delle Finanze hanno criticato la classe politica greca mentre il Paese continua a negoziare con le banche una difficilissima ristrutturazione del debito, in bilico tra fallimento e salvataggio.
«La Grecia deve mettere in pratica le misure e le riforme decise» ha affermato ieri il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schäuble. «Tutti i partiti greci devono accettare le misure e il piano di aiuti, indipendentemente dal risultato delle prossime elezioni». Dall'11 novembre, il Paese in gravissima crisi debitoria è governato da un Governo tecnico presieduto dall'ex banchiere centrale Papademos.
«Finché non avremo la sostenibilità del debito non potremo dare nuovi aiuti», ha avvertito l'esponente democristiano tedesco. Molti speravano che l'arrivo di un Governo tecnico avrebbe rimesso il Paese in carreggiata. Invece l'Esecutivo è ostaggio di partiti politici preoccupati all'idea di introdurre riforme impopolari a ridosso di elezioni legislative previste il prossimo 8 aprile.
Già l'anno scorso l'Unione aveva chiesto a tutti i leader politici un impegno scritto a riformare l'economia prima di versare una nuova tranche di aiuti. Molti diplomatici avvertono impotenza, anche perché nel frattempo, la Grecia sta trattando una complicata ristrutturazione del debito. Alcuni Paesi vorrebbero che il rendimento dei titoli ristrutturati sia inferiore al 3,5% annuo fino al 2020, mentre le banche puntano al 4 per cento.
Dal canto suo, l'Institute for international finance (Iif), l'organismo che rappresenta i creditori nelle trattative, ha chiesto che anche gli istituti monetari contribuiscano alla ristrutturazione del debito.
Intanto, tra lunedì e martedì i ministri si sono accordati anche per esortare la Spagna a rispettare gli impegni di bilancio, pari a un deficit del 4,4% del Prodotto interno lordo nel 2012. Nel 2011, il disavanzo spagnolo è stato dell'8% del Pil rispetto a un obiettivo del 6. Il momento è delicatissimo. Il commissario agli Affari economici Olli Rehn ha avvertito che nella Ue la recessione («moderata») durerà per tutta la prima parte di quest'anno. Infine, ieri a Bruxelles si è parlato di Ungheria, a cui si rimprovera un deficit eccessivo. Il Consiglio ha dato il suo benestare alle raccomandazioni della Commissione, che ha chiesto a Budapest di ridurre il disavanzo velocemente. Proprio ieri Viktor Orban ha incontrato il presidente dell'esecutivo comunitario José Manuel Barroso che ha rinnovato al premier ungherese la richiesta di rivedere la legislazione nazionale perché sia in linea con l'acquis communautaire.
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