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Questo articolo è stato pubblicato il 27 gennaio 2012 alle ore 21:47.

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Michele Vietti (Lapresse)Michele Vietti (Lapresse)

I guai giudiziari in cui è coinvolto l'ex premier Berlusconi continuano a far discutere. Mentre il Cavaliere sceglie di ricusare i giudici del processo Mills, i suoi avvocati, Niccolò Ghedini e Piero Longo, abbandonano l'aula del caso Ruby (altro procedimento che vede Berlusconi imputato di sfruttamento minorile). Gesto che si inserisce in un clima generale di battaglia giunto al termine di un duro scontro anche con i giudici di quel
procedimento, che non hanno accolto la loro richiesta di cancellare due udienze del processo.

Ma stavolta non è l'ex premier a dichiarare qualcosa che poi scatena la bagarre mediatica. Il vicepresidente del Csm, Michele Vietti, durante un'intervista radiofonica dice: «Il processo per sua natura deve arrivare a decisione nel merito», ed è «giusto» accelerare per arrivare a sentenza.

Subito insorge il Pdl: Alfano parla di grave scivolone politico, Gasparri giudica «sconcertanti le parole di Vietti e non compatibili con la sua funzione», Gelmini definisce «di gravita inaudita» la sortita del vicepresidente del Csm. Poi la precisazione dello stesso Vietti: «È stato fatto - dice - un improprio collegamento tra mie considerazioni generali di politica giudiziaria in materia di prescrizione con un singolo processo, in relazione al quale ogni determinazione è invece ovviamente rimessa solo alle parti e al giudice». Gasparri non si accontenta del chiarimento: «La patetica e ridicola replica di Vietti è ancora peggio della sua improvvida uscita. Denota scarso coraggio e scarso rispetto per il prossimo. Che pena».

Quanto al processo, nell'istanza di una decina di pagine, su cui dovrà pronunciarsi la quinta sezione della Corte d'Appello di Milano (presidente Luigi Cerqua), gli avvocati di Berlusconi dicono, in sostanza, che il processo Mills, nel quale l'ex premier è imputato per corruzione in atti giudiziari, deve essere tolto dalle mani dei giudici Francesca Vitale, Caterina Interlandi e Antonella Lai. Per la difesa, i tre magistrati con più mosse nel corso del processo hanno manifestato di aver già preso una decisione e di volere la condanna di Berlusconi. E avrebbero mostrato questo convincimento, secondo i difensori, tagliando gran parte dei loro testi (tre sono stati cancellati anche ieri) e fissando udienze con urgenza e a ritmo serrato per arrivare alla sentenza, evitando la prescrizione.

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