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Questo articolo è stato pubblicato il 28 gennaio 2012 alle ore 08:13.

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L'amministrazione Obama chiude la "lunga guerra" iniziata l'11 settembre 2001 con un bilancio del Pentagono in calo rispetto all'anno precedente e in controtendenza rispetto agli ultimi 11 anni. Il segretario alla Difesa, Leon Panetta, ha annunciato il budget per l'anno fiscale 2013 che entrerà in vigore nell'autunno di quest'anno e prevede una richiesta di 525 miliardi di dollari più 88,4 destinati a finanziare il dispositivo bellico schierato in Afghanistan che scenderà nei prossimi mesi da 90mila a 67mila militari. Un taglio che consentirà risparmi significativi rispetto ai 125 miliardi stanziati quest'anno per le truppe a Kabul. Nel complesso quindi il bilancio 2013 che il Pentagono sottoporrà al Congresso raggiunge i 614 miliardi, con un taglio di circa il 9% rispetto ai 671 miliardi stanziati nel 2012.
I punti salienti del budget della svolta riguardano gli organici delle forze armate, le aree di interesse prioritario e gli investimenti, cioè le acquisizioni di nuovi equipaggiamenti. Nei prossimi cinque anni le forze armate perderanno 100mila unità che in realtà verranno tagliate a Us Army e Marines che nell'ultimo decennio erano stati rafforzati sensibilmente per far fronte agli impegni bellici in Iraq e Afghanistan. L'esercito farà a meno di 80mila militari e passerà da 570mila a 490 mila unità (meno 14%) con lo scioglimento di otto brigate, incluse due delle quattro schierate attualmente in Europa, mentre i Marines perderanno 20mila unità (il 10% della forza) scendendo da 202 mila a 182 mila. Tagli che colpiranno soprattutto le forze pesanti mentre i reparti di fanteria leggera, le divisioni aeromobili 82a e 101a (inclusa la 173a brigata schierata a Vicenza) come il grosso delle forze dei Marines e le forze speciali (che cresceranno da 64mila a 70mila unità) verranno salvaguardate o potenziate per garantire capacità di intervento rapido.
Le riduzioni di organici consentiranno risparmi considerevoli in un bilancio che stanzia 181 miliardi (un terzo del suo totale contro il 71% dell'Italia) per il personale tra stipendi (107 miliardi), previdenza sanitaria (50) e pensionistica (24). Le guerre degli ultimi 10 anni hanno incrementato le paghe dei militari anche per favorire gli arruolamenti. Un soldato scelto in zona di guerra guadagna in un anno 36mila dollari esentasse contro i 26.700 del 2001 mentre un tenente colonnello guadagna 120mila dollari, 36mila in più del 2001.
«Siamo a un punto di svolta che ci porterà a spostare l'epicentro da Iraq e Afghanistan alle future sfide in Asia, Medio Oriente e cyberspazio» ha detto Panetta, confermando la crescente attenzione per il Pacifico già annunciata dal presidente Obama e ufficializzata nel documento di indirizzo strategico "Sustaining Us global leadership: priorities for 21st century defense". Oltre a una nuova base australiana dei Marines a Port Darwin, gli Stati Uniti potranno contare su uno scalo navale a Singapore e torneranno a schierare truppe nelle Filippine: un ritorno in forze che si sviluppa sotto il pressante invito dei Paesi della regione, sempre più intimiditi dall'espansionismo marittimo cinese.
Per ridurre le spese verranno radiati i mezzi più vecchi tra i quali 120 velivoli dell'Aeronautica, inclusi 27 giganteschi cargo C-5 e 65 C-130 da trasporto delle versioni più datate, mentre la Marina perderà 7 navi da guerra di prima linea che verranno rimpiazzate più lentamente ma manterrà le sue 11 portaerei a garanzia della capacità d'intervento globale. I tagli finanziari, 487 miliardi in dieci anni, 259 dei quali entro il 2017, salvaguarderanno l'acquisizione di velivoli teleguidati, tecnologie spaziali e per le cyberwar ma molti programmi convenzionali verranno ridotti o prolungati spalmandone i costi su più anni fiscali. È il caso del cacciabombardiere F-35, il più costoso della storia (oltre mille miliardi di dollari) per il quale sono stati confermati i 2.443 esemplari. Slittamenti e riduzioni sono previsti per alcuni programmi terrestri e navali come il nuovo sottomarino lanciamissili balistici mentre la Us Navy scenderà a quota 259 navi prima di risalire a 313 nel 2017. Forze nel complesso superiori alla somma di quelle del resto del mondo. L'industria teme comunque forti ripercussioni da tagli solo in parte compensati dall'export militare. «Se un'amministrazione decide tagli di questo tipo in un anno elettorale, figuriamoci quali tagli arriveranno negli anni successivi», ha commentato Loren Thompson, consulente dell'industria della difesa.
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